20 aprile - 10 maggio 2015
Volo:
Per questo viaggio abbiamo volato verso l'aeroporto di Nuova Delhi, ma sono stati necessari anche alcuni voli interni.
Se vi serve aiuto contattatemi.
Trasporti:
Questo viaggio è decisamente itinerante. Abbiamo utilizzato qualche volo interno, i mitici treni indiani, l'auto con l'autista e qualunque trasporto pubblico (tuk tuk, bus, carretti con i cavalli, seggiovie...).
Vi SCONSIGLIO vivamente di affittare un'auto da guidare in autonomia. Io ho guidato praticamente in ogni parte del mondo, dalla Thailandia al Malawi, dalla Norvegia al Brasile, ma in India credo davvero che mi sarei trovato in difficoltà...
Per gli spostamenti più "liberi e indipendenti" vi consiglio davvero la macchina con l'autista.
Se avete bisogno di aiuto, CONTATTATEMI.
Accomodations:
In India si trovano sistemazioni davvero economiche, ma è molto facile incappare anche in posti sporchi, pericolosi o davvero indecenti.
Il mio consiglio è quello di spendere qualche soldino in più, ma concedervi qualche piccola commodità.
Se volete scegliere con calma sistemazioni dignitose e con una buona posizione vi consiglio di prenotarle "per tempo"...
Se vi serve qualche dritta: contattatemi.
Il tasto qui sotto, vi aiuterà a trovare l'hotel migliore per le vostre esigenze. Buona ricerca!!!

Pasti:
Tutti conoscono la cucina indiana e non c'è di sicuro bisogno dei miei consigli.
Mi limito semplicemente a ricordarvi di evitare tutto quello che non può essere, cotto o sbucciato, per il resto, se siete temerari, provate anche molto "strret food".
Se il vostro viaggio sarà lungo, come il nostro, non esagerate col piccante, dopo tre settimane potrebbe iniziare a diventare davvero pesante...

l diario del viaggio:
Martedì 21 aprile
Dopo un po' di voli, scali, peripezie e ritardi eccoci all'aeroporto di Gaya...
Questa zona non è molto turistica, ma è ricca di siti sacri per il buddismo e, in alcuni casi, anche per l'induismo e il giainismo.
Ci fermeremoPtre giorni, per riuscire ad immergerci a pieno nella vera vita lontana dai circuiti dei grandi tour.
Come avrete già letto chissà quante volte, l'impatto iniziale con l'India non è semplice. Ero partito pronto e "scafato" e devo dire che, in fondo, mi aspettavo di peggio.
Forse avendo già fatto qualche viaggetto e soprattutto, essendo già stato in Vietnam e Thailandia, lo stupore della prima volta in Asia viene un po' mitigato.
Una cosa però è sicura, il traffico indiano è davvero ineguagliabile. Per ora è davvero il posto peggiore che abbia visto. Ho guidato in Thailandia, in Malawi e non ho credo avrei grandi difficoltà a districarmi nella strade cubane, ma qui non ci proverei nemmeno!!
Anche lo sporco e l'immondizia sono da "record", ma quello che voglio davvero vedere sono le vacche per strada. Nel mio immaginario l'India è rappresentata da una strada affollata di tuk tuk e ogni altro mezzo di trasporto e in un angolo, una mucca "bruca" pacifica tra i rifiuti nel mezzo del caos infernale dei clacson. Non devo aspettare molto perché quest'immagine si materializzi davanti ai miei occhi
Dopo aver posato gli zaini in hotel, saltiamo su un tuk tuk, in direzione Bodh Gaya, ma la Piaggio quante Api ha venduto nel mondo??
Uscendo dalla città il traffico diminuisce, ma non lo "show indiano" rimane invariato. Il tetris di motorini, bici e motocarri lascia spazio a sorpassi da cardiopalma e le mucche, questa volta non si cibano più di rifiuti, ma fanno il bagno in stagni dai colori impossibili.
Bodh Gaya è uno dei quattro più importanti luoghi di pellegrinaggio buddhisti.
Qui, Siddhārtha Gautama verso il 530 a.C. raggiunse l'illuminazione sotto un albero di ficus religiosa e divenne il Buddha. Bodh Gaya divenne luogo di pellegrinaggio subito dopo la morte del Buddha
Accanto all'albero sacro è sorto un grande tempio principale ed, intorno ad esso, una serie di templi minori. Ogni comunità buddista ha costruito il proprio centro di culto tra cui il tempio della comunità thailandese, il monastero cinese, lo stupa tibetano.
Un paio di chilometri a sud della cittadina sorge una gigantesca statua di Buddha seduto.
Esistono quattro posizioni basilari in cui viene ritratto Siddhartha: in piedi, seduto, che cammina e sdraiato. Le prime tre sono associate alle attività quotidiane del Buddha (insegnamento, meditazione, offerta di un riparo ai discepoli), mentre la quarta agli ultimi momenti trascorsi sulla terra, quando raggiunse il nirvana.
Le posture del Corpo (Asana) si associano a posizioni di mani e piedi e creano i comportamenti (mudra) indicanti i temi basilari del Buddhismo.
Abhaya mudra, il Buddha in piedi con una mano alzata, simboleggia l'offerta di protezione del Buddha ai suoi seguaci e la liberazione dalle paure, ovvero la rassicurazione.
Bhumisparsa, il mudra più diffuso, rappresenta il Buddha in posizione seduta con la mano sinistra appoggiata sul grembo e la mano destra che tocca il suolo. Questa posizione delle mani simboleggia un episodio importante della leggendaria vita del Buddha, quando l'asceta sedeva in meditazione sotto un albero Bodhi a Bodh Gaya in India, e si rifiutava di muoversi per raggiungere l'illuminazione. Mentre Mara, l'equivalente buddhista di Satana, lo tentava con donne e feste, Buddha toccava la terra, chiedendo alla natura di sostenere la propria determinazione e aiutarlo a resistere. Subito dopo raggiunse l'illuminazione.
Dhyana, entrambe le mani sono appoggiate sul grembo e i palmi sono rivolti verso l'alto, con la mano destra sopra la sinistra: simboleggia la meditazione.
Vitarka o dhammachakka, questo mudra rievoca il primo sermone del Buddha, con il pollice e l'indice di una mano (vitarka) o di entrambe le mani (dhammachakka) si uniscono a cerchio mentre le altre dita sono tese verso l'esterno.
Invocazione della pioggia sui campi di riso, Buddha in piedi con braccia tese lungo i fianchi con i palmi appoggiati sulle cosce, mudra non diffuso e caratteristico delle provincie settentrionali.
Tornati a Gaya rientriamo in hotel per una doccia e un sonnellino rigenerante.
Il viaggio e il caldo infernale ci hanno davvero sfiancato. Per fortuna troviamo velocemente un posto per cenare e dopo mangiato dritti a letto.
Martedì 21 aprile
Dopo un po' di voli, scali, peripezie e ritardi eccoci all'aeroporto di Gaya...
Questa zona non è molto turistica, ma è ricca di siti sacri per il buddismo e, in alcuni casi, anche per l'induismo e il giainismo.
Ci fermeremoPtre giorni, per riuscire ad immergerci a pieno nella vera vita lontana dai circuiti dei grandi tour.
Come avrete già letto chissà quante volte, l'impatto iniziale con l'India non è semplice. Ero partito pronto e "scafato" e devo dire che, in fondo, mi aspettavo di peggio.
Forse avendo già fatto qualche viaggetto e soprattutto, essendo già stato in Vietnam e Thailandia, lo stupore della prima volta in Asia viene un po' mitigato.
Una cosa però è sicura, il traffico indiano è davvero ineguagliabile. Per ora è davvero il posto peggiore che abbia visto. Ho guidato in Thailandia, in Malawi e non ho credo avrei grandi difficoltà a districarmi nella strade cubane, ma qui non ci proverei nemmeno!!
Anche lo sporco e l'immondizia sono da "record", ma quello che voglio davvero vedere sono le vacche per strada. Nel mio immaginario l'India è rappresentata da una strada affollata di tuk tuk e ogni altro mezzo di trasporto e in un angolo, una mucca "bruca" pacifica tra i rifiuti nel mezzo del caos infernale dei clacson. Non devo aspettare molto perché quest'immagine si materializzi davanti ai miei occhi
Dopo aver posato gli zaini in hotel, saltiamo su un tuk tuk, in direzione Bodh Gaya, ma la Piaggio quante Api ha venduto nel mondo??
Uscendo dalla città il traffico diminuisce, ma non lo "show indiano" rimane invariato. Il tetris di motorini, bici e motocarri lascia spazio a sorpassi da cardiopalma e le mucche, questa volta non si cibano più di rifiuti, ma fanno il bagno in stagni dai colori impossibili.
Bodh Gaya è uno dei quattro più importanti luoghi di pellegrinaggio buddhisti.
Qui, Siddhārtha Gautama verso il 530 a.C. raggiunse l'illuminazione sotto un albero di ficus religiosa e divenne il Buddha. Bodh Gaya divenne luogo di pellegrinaggio subito dopo la morte del Buddha
Accanto all'albero sacro è sorto un grande tempio principale ed, intorno ad esso, una serie di templi minori. Ogni comunità buddista ha costruito il proprio centro di culto tra cui il tempio della comunità thailandese, il monastero cinese, lo stupa tibetano.
Un paio di chilometri a sud della cittadina sorge una gigantesca statua di Buddha seduto.
Esistono quattro posizioni basilari in cui viene ritratto Siddhartha: in piedi, seduto, che cammina e sdraiato. Le prime tre sono associate alle attività quotidiane del Buddha (insegnamento, meditazione, offerta di un riparo ai discepoli), mentre la quarta agli ultimi momenti trascorsi sulla terra, quando raggiunse il nirvana.
Le posture del Corpo (Asana) si associano a posizioni di mani e piedi e creano i comportamenti (mudra) indicanti i temi basilari del Buddhismo.
Abhaya mudra, il Buddha in piedi con una mano alzata, simboleggia l'offerta di protezione del Buddha ai suoi seguaci e la liberazione dalle paure, ovvero la rassicurazione.
Bhumisparsa, il mudra più diffuso, rappresenta il Buddha in posizione seduta con la mano sinistra appoggiata sul grembo e la mano destra che tocca il suolo. Questa posizione delle mani simboleggia un episodio importante della leggendaria vita del Buddha, quando l'asceta sedeva in meditazione sotto un albero Bodhi a Bodh Gaya in India, e si rifiutava di muoversi per raggiungere l'illuminazione. Mentre Mara, l'equivalente buddhista di Satana, lo tentava con donne e feste, Buddha toccava la terra, chiedendo alla natura di sostenere la propria determinazione e aiutarlo a resistere. Subito dopo raggiunse l'illuminazione.
Dhyana, entrambe le mani sono appoggiate sul grembo e i palmi sono rivolti verso l'alto, con la mano destra sopra la sinistra: simboleggia la meditazione.
Vitarka o dhammachakka, questo mudra rievoca il primo sermone del Buddha, con il pollice e l'indice di una mano (vitarka) o di entrambe le mani (dhammachakka) si uniscono a cerchio mentre le altre dita sono tese verso l'esterno.
Invocazione della pioggia sui campi di riso, Buddha in piedi con braccia tese lungo i fianchi con i palmi appoggiati sulle cosce, mudra non diffuso e caratteristico delle provincie settentrionali.
Tornati a Gaya rientriamo in hotel per una doccia e un sonnellino rigenerante.
Il viaggio e il caldo infernale ci hanno davvero sfiancato. Per fortuna troviamo velocemente un posto per cenare e dopo mangiato dritti a letto.

Mercoledì 22 aprile
Dopo l'aereo, la metropolitana, l'autobus urbano a Delhi e il tuk tuk, oggi proveremo l'autobus "a lunga percorrenza". Colazione e via in direzione bus stand. La stazione dei pullman non è proprio come le nostre, però, visti i mezzi sgangherati che riempiono il parcheggio sterrato, crediamo proprio di essere nel posto giusto.
"Where, where??" ci chiedono. "Rajgir, Rajgir" rispondiamo noi.
Ci indicano un bellissimo e moderno autobus con tanto di parabrezza sfondato e bucato proprio in mezzo... Beh forse era moderno negli anni 70, ma affronta divinamente il perfetto manto stradale indiano.
Anche questa cittadina è colma di luoghi sacri, ma la cosa che ci piace di più, è che qui entriamo ancora maggiormente in contatto con la vera vita indiana. Per salire sulla collina dove Buddha era solito ritirarsi per qualche mese ogni anno coi suoi discepoli, prendiamo una specie di seggiovia
Per spostarci a Nalanda, dove sorge la più importante universtià dell'India antica, saliamo un carro trainato da cavalli assieme ad una vecchietta alquanto titubante,
Per non farci mancare nulla, dopo un risciò, facciamo anche autostop e ci carica un camioncino, ovviamente nel cassone...
Sulla via del ritorno riesco persino ad acquistare i biglietti del pullman, in mezzo ad una mischia di indiani che si spintonano e gridano per accaparrarsi gli ultimi posti...
Cristina mi aveva parlato degli enormi e inspiegabili ingorghi che si creano sulle strade indiane ed ecco che al secondo giorno di viaggio proviamo già questa esperienza! Rimaniamo "incastrati" nell'unica strada di un paesino sperduto per oltre un'ora assieme ad altri centinaia di mezzi di qualunque genere. Ormai e buio quando riusciamo a districarci, ma nessuno ha capito la causa di questo gigantesco gomitolo carretti, camion, auto, tuk tuk, biciclette e vacche.

Giovedì 23 aprile
Abbiamo trascorso la mattinata al Vishnupad Temple di Gaya. Il tempio è proibito ai non Indù, però l'area tutta intorno è davvero interessante per immergersi a pieno nella vera vita indiana senza fronzoli. Il fiume dietro il tempio è in secca, ma è stato comunque coinvolgente scendere le scalinate del ghat, passeggiare tra i vicoli pieni di negozietti religiosi, chiacchierare con le persone, vederle pregare e giocare a strani giochi di società. Qualche acquisto, qualche foto e qualche regalino ai bimbi e di nuovo sul tuk tuk fino alla stazione.
Mentre scrivo siamo sul treno da Gaya a Varanasi. Ho appena finito di preparare un piccolo video sul nostro viaggio in treno che pubblicherò questa sera col wifi. In questo momento abbiamo incrociato un trattore con un rimorchio e, attaccati dietro, un rimorchio con un trattore... al contrario. Fin qui quasi tutto ok, peccato che il tutto fosse senza gomme e viaggiasse con i soli cerchioni sui binari!
Devo ammettere che la prima esperienza con un treno indiano non è affatto male, anzi. Certo, stiamo viaggiando in un vagone di una classe elevata e avevo acquistato il biglietto su internet. Forse se viaggiassimo in uno dei vagoni che abbiamo attraversato, la mia opinione sarebbe un tantino diversa.
Tranquilli non è la prima classe, è comunque sempre un viaggio da 2 soldi!! Ho acquistato i nostri biglietti su internet e anziché stare in coda alla biglietteria, abbiamo trascorso il tempo a fare amicizia con gli indiani che accorrevano a immortalarci coi loro cellulari, come se fossimo delle star. Alla stazione abbiamo anche visto il primo turista occidentale dall'inizio del viaggio!!
Abbiamo attraversato il confine del Bihar e siamo entrati in Uttar Pradesh. Il film della campagna indiana scorre tranquillo, puntinato da piccoli villaggetti, forni per i mattoni e gruppetti di bambini che giocano a cricket.
Varanasi, stiamo arrivando!!!
Abbiamo trascorso la mattinata al Vishnupad Temple di Gaya. Il tempio è proibito ai non Indù, però l'area tutta intorno è davvero interessante per immergersi a pieno nella vera vita indiana senza fronzoli. Il fiume dietro il tempio è in secca, ma è stato comunque coinvolgente scendere le scalinate del ghat, passeggiare tra i vicoli pieni di negozietti religiosi, chiacchierare con le persone, vederle pregare e giocare a strani giochi di società. Qualche acquisto, qualche foto e qualche regalino ai bimbi e di nuovo sul tuk tuk fino alla stazione.
Mentre scrivo siamo sul treno da Gaya a Varanasi. Ho appena finito di preparare un piccolo video sul nostro viaggio in treno che pubblicherò questa sera col wifi. In questo momento abbiamo incrociato un trattore con un rimorchio e, attaccati dietro, un rimorchio con un trattore... al contrario. Fin qui quasi tutto ok, peccato che il tutto fosse senza gomme e viaggiasse con i soli cerchioni sui binari!
Devo ammettere che la prima esperienza con un treno indiano non è affatto male, anzi. Certo, stiamo viaggiando in un vagone di una classe elevata e avevo acquistato il biglietto su internet. Forse se viaggiassimo in uno dei vagoni che abbiamo attraversato, la mia opinione sarebbe un tantino diversa.
Tranquilli non è la prima classe, è comunque sempre un viaggio da 2 soldi!! Ho acquistato i nostri biglietti su internet e anziché stare in coda alla biglietteria, abbiamo trascorso il tempo a fare amicizia con gli indiani che accorrevano a immortalarci coi loro cellulari, come se fossimo delle star. Alla stazione abbiamo anche visto il primo turista occidentale dall'inizio del viaggio!!
Abbiamo attraversato il confine del Bihar e siamo entrati in Uttar Pradesh. Il film della campagna indiana scorre tranquillo, puntinato da piccoli villaggetti, forni per i mattoni e gruppetti di bambini che giocano a cricket.
Varanasi, stiamo arrivando!!!

Venerdì 24 aprile
Dopo la cena nel bellissimo giardino dell'hotel e le poche ore a letto, eccoci nuovamente pronti. Oggi la sveglia è suonata prestissimo per ammirare l'alba ai ghats in riva al Gange. I Ghats sono enormi scalinate che scendono ad un corso d'acqua, una piscina, un lago.
Questa particolare struttura riveste una grande importanza per le abluzioni rituali dell'induismo ed è per questo molto diffusa in India; peraltro la maggior parte dei ghat viene usata sia per scopi sacri che per scopi mondani come la pulizia. Esistono anche ghat specifici per le cremazioni, che permettono di gettare nell'acqua sacra le ceneri dei morti. I ghats di Varanasi sono i più famosi e sacri di tutta l'India.
L'alba in questi luoghi è davvero un'esperienza particolare.
Prima navighiamo sul fiume per un paio d'ore, ammirando le scalinate dall'acqua e poi percorriamo nuovamente i ghats a piedi. Assistere alle cremazioni è un esperienza indescrivibile, ognuno reagisce a questa visione in un modo diverso, non credo sia giusto influenzare quelle che potrebbero essere le vostre sensazioni, raccontandovi le mie.
Al termine della passeggiata rientriamo in hotel per uscire nuovamente nel pomeriggio e visitare qualche tempio in città e tornare al Gange la sera per il tramonto. Al Main Ghat, ogni sera si tiene la Aarti, una puja (per gli induisti una puja è una cerimonia di adorazione delle divinità o un rituale generico) con la quale si benedice il fiume.
Siamo molto soddisfatti di questa giornata, e io decido di tornare al Ganga, questo è il nome indiano del fiume, anche il mattino successivo, per vedere l'alba da una prospettiva diversa: dai Ghats tra la gente e non dalla barca.
Dopo la cena nel bellissimo giardino dell'hotel e le poche ore a letto, eccoci nuovamente pronti. Oggi la sveglia è suonata prestissimo per ammirare l'alba ai ghats in riva al Gange. I Ghats sono enormi scalinate che scendono ad un corso d'acqua, una piscina, un lago.
Questa particolare struttura riveste una grande importanza per le abluzioni rituali dell'induismo ed è per questo molto diffusa in India; peraltro la maggior parte dei ghat viene usata sia per scopi sacri che per scopi mondani come la pulizia. Esistono anche ghat specifici per le cremazioni, che permettono di gettare nell'acqua sacra le ceneri dei morti. I ghats di Varanasi sono i più famosi e sacri di tutta l'India.
L'alba in questi luoghi è davvero un'esperienza particolare.
Prima navighiamo sul fiume per un paio d'ore, ammirando le scalinate dall'acqua e poi percorriamo nuovamente i ghats a piedi. Assistere alle cremazioni è un esperienza indescrivibile, ognuno reagisce a questa visione in un modo diverso, non credo sia giusto influenzare quelle che potrebbero essere le vostre sensazioni, raccontandovi le mie.
Al termine della passeggiata rientriamo in hotel per uscire nuovamente nel pomeriggio e visitare qualche tempio in città e tornare al Gange la sera per il tramonto. Al Main Ghat, ogni sera si tiene la Aarti, una puja (per gli induisti una puja è una cerimonia di adorazione delle divinità o un rituale generico) con la quale si benedice il fiume.
Siamo molto soddisfatti di questa giornata, e io decido di tornare al Ganga, questo è il nome indiano del fiume, anche il mattino successivo, per vedere l'alba da una prospettiva diversa: dai Ghats tra la gente e non dalla barca.

Sabato 25 aprile
Dopo la mia mattinata sulla riva di mamma Ganga, rientro in hotel per svegliare Cristina e fare colazione assieme.
Oggi visiteremo Sarnath: un'altra delle 4 città sacre del buddismo, wow due su quattro in soli pochi giorni!! Qui Buddha, dopo aver raggiunto l'illuminazione a Bodh Gaya, predicò per la prima volta. Sarnath è l'abbreviazione di Saranganatha, "signore dei cervi", e fa riferimento ad una leggenda secondo la quale Buddha, in una vita precedente, era stato un cervo capobranco che si offrì al re di Kashi al posto di una cerva incinta che questi aveva catturato. In ricordo di questo evento, il re dette al luogo il nome di Mrigadava ("parco dei cervi").
Il sito, non è molto grande e, anche se perfettamente conservato, non richiede molto tempo per essere visto. Facciamo in tempo a tornare in hotel per rilassarci un pochino prima di recarci nuovamente ai Ghats per il tramonto.
Domani voleremo verso Khajuraho, è l'ultima sera a Varanasi. Ormai è buio, o adesso o chissà quando. Devo togliermi i vestiti e fare il bagno nel Gange. Se lo fanno gli indiani, perché non posso farlo io?
Nemmeno il tempo di togliermi i vestiti e siamo circondati da indiani curiosi. Uno si avvicina quasi urlando: "aspetta aspetta!!" "Dimmi" "è pericoloso, si scivola, sai nuotare?" "si certo che so nuotate" "ALLORA VAI PURE"...
E io che pensavo volesse mettermi in guardia dal fare il bagno in uno dei fiumi più inquinati del mondo. Un'altra lezione di vita: non per tutte le popolazioni è naturale che tutti sappiano nuotare.
Con questa ultima esperienza salutiamo Varanasi. Questa città rimarrà sempre nel mio cuore. È entrata senza alcun dubbio nella mia lista delle città che ognuno dovrebbe vedere almeno una volta nella vita.

Domenica 26 aprile
Colazione in hotel ed eccoci nuovamente in partenza.
Il volo per Khajuraho dura poco e in un attimo siamo già sul tuk tuk di Vinod che ci accompagnerà per questi due giorni in città. A dire la verità si tratta di un piccolo paese divenuto famoso per i suoi templi decorati con sculture a tema erotico.
Come avrete sicuramente letto in tutte le guide, i templi si dividono in tre grandi gruppi: quelli occidentali, i meridionali e i miei preferiti: quelli orientali.
Leggerete sicuramente un sacco su questi templi, ma il mio consiglio è quello di soffermarvi maggiormente sui templi che sorgono ad est. Questi sono sparsi lungo i laghetti e nella campagna in prossimità del vecchio villaggio di Khajuraho. Visitandoli incontrerete sicuramente tanti ragazzini che giocano a cricket e numerose donne nei loro sari colorati che vanno e vengono. Ritagliatevi un pochino di tempo per passeggiare tra le vie del villaggio e incontrare la sua gente, sarà sicuramente una esperienza magnifica. Khajuraho è forse il luogo più pulito di tutti quelli visitati in questo viaggio, anche il traffico e il rumore dei clacson è praticamente inesistente. Sarà davvero India?
Colazione in hotel ed eccoci nuovamente in partenza.
Il volo per Khajuraho dura poco e in un attimo siamo già sul tuk tuk di Vinod che ci accompagnerà per questi due giorni in città. A dire la verità si tratta di un piccolo paese divenuto famoso per i suoi templi decorati con sculture a tema erotico.
Come avrete sicuramente letto in tutte le guide, i templi si dividono in tre grandi gruppi: quelli occidentali, i meridionali e i miei preferiti: quelli orientali.
Leggerete sicuramente un sacco su questi templi, ma il mio consiglio è quello di soffermarvi maggiormente sui templi che sorgono ad est. Questi sono sparsi lungo i laghetti e nella campagna in prossimità del vecchio villaggio di Khajuraho. Visitandoli incontrerete sicuramente tanti ragazzini che giocano a cricket e numerose donne nei loro sari colorati che vanno e vengono. Ritagliatevi un pochino di tempo per passeggiare tra le vie del villaggio e incontrare la sua gente, sarà sicuramente una esperienza magnifica. Khajuraho è forse il luogo più pulito di tutti quelli visitati in questo viaggio, anche il traffico e il rumore dei clacson è praticamente inesistente. Sarà davvero India?

Lunedì 27 aprile
Ci alziamo presto per evitare l'eccessivo calore e visitare il complesso dei templi occidentali con una temperatura più accettabile.
Prima di dirigerci nuovamente all'aeroporto per volare verso Delhi, vogliamo tornare a far visita al villaggio. Abbiamo comprato un pacco gigante di chupa chups da regalare ai bambini. In un attimo siamo assediati, ma è un assedio veramente piacevole!!
È venuto in momento di salutare Khajuraho e Vinod, con la speranza di tornare presto in questo piccolo paradiso indiano. Prima di visitarlo, credevo sarebbe stata la solita tappa turistica, invece i templi sono davvero unici, il villaggio è molto carino e le persone sono squisite. Un luogo che consiglio davvero a tutti.

Martedì 28 aprile
La giornata di oggi è dedicata alla visita della capitale. Durante questo viaggio visiteremo tantissimi monumenti, templi e forti, quindi a Delhi vogliamo dedicarci maggiormente ai luoghi legati a Gandhi.
Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull'ahimsa (nonviolenza). lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (in sanscrito महात्मा, "grande anima"). Un altro suo soprannome è Bapu, che in hindi significa "padre". In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata «Giornata internazionale della non violenza» dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela, e Aung San Suu Kyi.
Scesi dalla metro, prendiamo un tuk tuk e ci facciamo portare davanti a quella che è stata l'ultima dimora del Mahatma. Per arrivarci gli chiediamo di percorrere il Rajpath che collega la residenza del presidente all'India gate. Lungo questo lungo viale sorgono molti edifici governativi indiani, è una specie di Mall di Washington D.C.
Siamo di fronte ai cancelli proprio nel momento dell'apertura. Percorrere da soli, nel totale silenzio, quelli che sono stati gli ultimi metri di questo grande uomo, prima che venisse assassinato, mi suscita dentro una tristezza che cresce passo dopo passo. Per fortuna arriva, quasi subito, una scolaresca di bimbetti super interessati a salutarci e fotografarci e riesco a trattenere le lacrime.
All'interno della casa è allestito un interessantissimo museo sulla sua vita. Scoprire che la scintilla che ha acceso la miccia della sua lotta è scoccata in Sudafrica, fa volare la mia mente al viaggio dell'anno scorso, dove abbiamo toccato con mano la presenza ancora tangibile della discriminazione.
Il 20 maggio del 1893 Mahatma, termina il suo viaggio iniziato a Bombay, in India, il suo paese di origine, e sbarca a Durban, in Sudafrica, dove incontra un indiano musulmano che lo ha contattato per una causa importante. Ragion per cui, il giovane avvocato indiano, il 26 maggio, sale, vestito da vero gentlemen quale era, sul treno per Pretoria con un biglietto di prima classe, e viene sbattuto giù a Pietermaritzburg, in mezzo al nulla, in piena notte, perché un passeggero bianco protesta alla vista di un coolie in prima classe, e il coolie si rifiuta di trasferirsi in terza classe, perché ha pagato il biglietto per la prima.
E’ il Sudafrica di fine Ottocento, l’Apartheid è al suo massimo splendore: poche migliaia di bianchi (inglesi e boeri) trattano come schiavi due milioni di africani, più decine di migliaia di indiani e meticci.
La giornata di oggi è dedicata alla visita della capitale. Durante questo viaggio visiteremo tantissimi monumenti, templi e forti, quindi a Delhi vogliamo dedicarci maggiormente ai luoghi legati a Gandhi.
Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull'ahimsa (nonviolenza). lo si conosce soprattutto col nome di Mahatma (in sanscrito महात्मा, "grande anima"). Un altro suo soprannome è Bapu, che in hindi significa "padre". In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata «Giornata internazionale della non violenza» dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela, e Aung San Suu Kyi.
Scesi dalla metro, prendiamo un tuk tuk e ci facciamo portare davanti a quella che è stata l'ultima dimora del Mahatma. Per arrivarci gli chiediamo di percorrere il Rajpath che collega la residenza del presidente all'India gate. Lungo questo lungo viale sorgono molti edifici governativi indiani, è una specie di Mall di Washington D.C.
Siamo di fronte ai cancelli proprio nel momento dell'apertura. Percorrere da soli, nel totale silenzio, quelli che sono stati gli ultimi metri di questo grande uomo, prima che venisse assassinato, mi suscita dentro una tristezza che cresce passo dopo passo. Per fortuna arriva, quasi subito, una scolaresca di bimbetti super interessati a salutarci e fotografarci e riesco a trattenere le lacrime.
All'interno della casa è allestito un interessantissimo museo sulla sua vita. Scoprire che la scintilla che ha acceso la miccia della sua lotta è scoccata in Sudafrica, fa volare la mia mente al viaggio dell'anno scorso, dove abbiamo toccato con mano la presenza ancora tangibile della discriminazione.
Il 20 maggio del 1893 Mahatma, termina il suo viaggio iniziato a Bombay, in India, il suo paese di origine, e sbarca a Durban, in Sudafrica, dove incontra un indiano musulmano che lo ha contattato per una causa importante. Ragion per cui, il giovane avvocato indiano, il 26 maggio, sale, vestito da vero gentlemen quale era, sul treno per Pretoria con un biglietto di prima classe, e viene sbattuto giù a Pietermaritzburg, in mezzo al nulla, in piena notte, perché un passeggero bianco protesta alla vista di un coolie in prima classe, e il coolie si rifiuta di trasferirsi in terza classe, perché ha pagato il biglietto per la prima.
E’ il Sudafrica di fine Ottocento, l’Apartheid è al suo massimo splendore: poche migliaia di bianchi (inglesi e boeri) trattano come schiavi due milioni di africani, più decine di migliaia di indiani e meticci.

Disdetta vuole che il giovane indiano decida di non fare finta di niente di fronte a questa umiliazione, anche perché scopre subito che riguarda tutti i suoi connazionali, e non solo. Disdetta vuole che il giovane indiano sia induista, profondamente religioso, molto colto e che conosca benissimo come “funzionano” gli inglesi. L’India era L’Impero delle Indie Britanniche. E sempre disdetta vuole che fosse un avvocato, laureato a Londra, e perciò un perfetto conoscitore del Diritto, e dell’inglese, scritto e parlato... Il resto lo conoscete tutti...
Nel 1914 Gandhi lascia il Sudafrica per sempre, lasciando una importante eredità e quattro anni dopo, nel 1918 nasce Nelson Mandela, ma questa è un'altra storia, questo è un altro viaggio...
Il nostro programma continua con la visita del Raj Ghat, altro luogo toccante, dove le spoglie del premio nobel per la pace sono state bruciate. Anzi no, Gandhi non è mai stato premiato col nobel. Fu candidato nel 1937, 1938, 1939, 1947 e in ultimo, poi giorni prima di essere assassinato, nel gennaio 1948.
Il suo è probabilmente il più grave tra i premi non assegnati: tanto che la Fondazione per il Nobel ha una pagina sul suo sito internet che si chiama “il Nobel mancato” e ne spiega le circostanze. Io preferisco non scrivere il mio pensiero...
Visitiamo poi il Forte Rosso, dove incontriamo tantissimi turisti, quasi tutti indiani. Non ho trovato questo luogo particolarmente interessante, ma per gli abitanti di questo paese deve essere qualcosa di molto importante.
Per concludere in bellezza la giornata ci addentriamo nelle viscere del Chandni Chowk, il grande bazar della capitale, fino a raggiungere la più grande moschea di tutta l'India, Jami Masjid.
Nel 1914 Gandhi lascia il Sudafrica per sempre, lasciando una importante eredità e quattro anni dopo, nel 1918 nasce Nelson Mandela, ma questa è un'altra storia, questo è un altro viaggio...
Il nostro programma continua con la visita del Raj Ghat, altro luogo toccante, dove le spoglie del premio nobel per la pace sono state bruciate. Anzi no, Gandhi non è mai stato premiato col nobel. Fu candidato nel 1937, 1938, 1939, 1947 e in ultimo, poi giorni prima di essere assassinato, nel gennaio 1948.
Il suo è probabilmente il più grave tra i premi non assegnati: tanto che la Fondazione per il Nobel ha una pagina sul suo sito internet che si chiama “il Nobel mancato” e ne spiega le circostanze. Io preferisco non scrivere il mio pensiero...
Visitiamo poi il Forte Rosso, dove incontriamo tantissimi turisti, quasi tutti indiani. Non ho trovato questo luogo particolarmente interessante, ma per gli abitanti di questo paese deve essere qualcosa di molto importante.
Per concludere in bellezza la giornata ci addentriamo nelle viscere del Chandni Chowk, il grande bazar della capitale, fino a raggiungere la più grande moschea di tutta l'India, Jami Masjid.

Mercoledì 29 aprile
Questa mattina l'ultimo volo interno ci porta a Udaipur. Inizia la seconda parte del nostro viaggio, quella più turistica, quella un po' più da visitare e meno da vivere. Il mitico Rajastan, la terra dei palazzi, del deserto, dei forti, dei Maraja e degli haveli. Non so perché, ma sono sempre stato convinto che la prima esperienza in India debba comprendere questo stato al confine col Pakistan.
Alla fine del viaggio eleggerò Udaipur come la più bella delle città del Rajastan. Il suo lago con le "isole palazzo", il City Palace che ne domina le coste, le sue strade saliscendi tutto sommato abbastanza pulite, qualche ghat qua e là, il ponticello pedonale e le mucchine che animano la via dei negozi non appena chiudono, conferiscono a questa città qualcosa di magico.
Come immaginerete, è d'obbligo la navigazione sul lago Pichola, come anche trovare un luogo da dove ammirare il City Palace illuminato la sera.
Questa mattina l'ultimo volo interno ci porta a Udaipur. Inizia la seconda parte del nostro viaggio, quella più turistica, quella un po' più da visitare e meno da vivere. Il mitico Rajastan, la terra dei palazzi, del deserto, dei forti, dei Maraja e degli haveli. Non so perché, ma sono sempre stato convinto che la prima esperienza in India debba comprendere questo stato al confine col Pakistan.
Alla fine del viaggio eleggerò Udaipur come la più bella delle città del Rajastan. Il suo lago con le "isole palazzo", il City Palace che ne domina le coste, le sue strade saliscendi tutto sommato abbastanza pulite, qualche ghat qua e là, il ponticello pedonale e le mucchine che animano la via dei negozi non appena chiudono, conferiscono a questa città qualcosa di magico.
Come immaginerete, è d'obbligo la navigazione sul lago Pichola, come anche trovare un luogo da dove ammirare il City Palace illuminato la sera.

Giovedì 30 aprile
Oggi incontriamo il nostro autista, che ci accompagnerà in giro per tutto il Rajastan nei prossimi nove giorni. Dovendo condividere così tanto tempo assieme in uno spazio ristretto, abbiamo qualche timore. Invece, Vipan si dimostrerà un valido aiuto, riservato quando occorre e con i giusti consigli in molte occasioni.
Con lui andiamo a visitare i templi di Nagda e il complesso shivaita di Eklingji. Sorgono tra le colline a nord di Udaipur in un paesaggio quasi montano. I primi si trovano in riva ad un laghetto davvero carino, che conferisce ai due templi perfettamente conservati, un atmosfera simile a quella respirata a Khajuraho.
Il secondo complesso invece, si trova proprio nel centro del paesino e si tratta di un luogo decisamente spirituale e frequentato da moltissimi fedeli.
Terminate queste e qualche atra piccola visita dei dintorni, rientriamo in hotel per non cuocere troppo sotto il sole.
Nel tardo pomeriggio andiamo a visitare il Saheliyon kinbari, uno stupendo giardino costruito per le donne di corte.
Ci spostiamo poi sulle coste dell'altro lago di Udaipur, un po' fuori città, meno rinomato e meno bello del lago Pichola, ma molto frequentato dai turisti indiani. Conosciamo alcuni ragazzi dal Gujarat e altri da Mumbai, tutti vogliono fare la nostra conoscenza, scambiare quattro chiacchiere o semplicemente un saluto. Visitare l'India ti fa davvero sentire una star!!
Rientriamo in centro per l'ultima serata nella Venezia del Rajastan e la malinconia già ci assale.
Oggi incontriamo il nostro autista, che ci accompagnerà in giro per tutto il Rajastan nei prossimi nove giorni. Dovendo condividere così tanto tempo assieme in uno spazio ristretto, abbiamo qualche timore. Invece, Vipan si dimostrerà un valido aiuto, riservato quando occorre e con i giusti consigli in molte occasioni.
Con lui andiamo a visitare i templi di Nagda e il complesso shivaita di Eklingji. Sorgono tra le colline a nord di Udaipur in un paesaggio quasi montano. I primi si trovano in riva ad un laghetto davvero carino, che conferisce ai due templi perfettamente conservati, un atmosfera simile a quella respirata a Khajuraho.
Il secondo complesso invece, si trova proprio nel centro del paesino e si tratta di un luogo decisamente spirituale e frequentato da moltissimi fedeli.
Terminate queste e qualche atra piccola visita dei dintorni, rientriamo in hotel per non cuocere troppo sotto il sole.
Nel tardo pomeriggio andiamo a visitare il Saheliyon kinbari, uno stupendo giardino costruito per le donne di corte.
Ci spostiamo poi sulle coste dell'altro lago di Udaipur, un po' fuori città, meno rinomato e meno bello del lago Pichola, ma molto frequentato dai turisti indiani. Conosciamo alcuni ragazzi dal Gujarat e altri da Mumbai, tutti vogliono fare la nostra conoscenza, scambiare quattro chiacchiere o semplicemente un saluto. Visitare l'India ti fa davvero sentire una star!!
Rientriamo in centro per l'ultima serata nella Venezia del Rajastan e la malinconia già ci assale.

Venerdì 1 maggio
Con l'amaro in bocca, lasciamo Udaipur e partiamo per le nostra prima "tappa lunga" in auto. Questa cittadina sul lago è davvero uno dei luoghi più romantici che abbia visto, ma è venuto il momento di mettersi in marcia verso Jodhupur. La strada non è affatto male, anzi in alcuni momenti sembra quasi un autostrada europea. In questo momento stiamo attraversando i Monti Aravalli che dividono la verde pianura ricca di laghi da cui proveniamo noi dall'arido deserto di Thar.
Lungo la strada facciamo una "piccola deviazione" per visitare il tempio jainista di Ranakpur, una delle più importanti mete di pellegrinaggio di tutta l'india. Appena fuori dalla strada principale l'India torna a farsi viva prepotente: le mucche sulla strada, le donne coi sari colorati che trasportano pesanti carichi sulla testa e qualche pastore con le sue pecore e capre. La campagna però, continua a rimanere decisamente diversa dalla città. Anche una cittadina come Udaipur, più curata e pulita rispetto a quelle visitate finora, ha molto da invidiare a queste zone un po' più remote. Ovviamente, quando parlo di pulizia, non fatevi illusioni, è pur sempre India e non appena si entra in un piccolo villaggio l'immondizia a bordo strada fa la sua ricomparsa!
Il tempio è stupendo e merita decisamente la strada tutta a curve per arrivarci. Lo avrete già letto, ma 1444 colonne in un unico edificio sono davvero un dato impressionante che rende l'idea della particolarità di questo luogo. Camminare in questa selva di pilastri tutti diversi uno dall'altro è molto affascinante e non si sa più dove guardare. Purtroppo il tempio apre ai turisti solamente a mezzogiorno.e noi siamo arrivati alle 11. Mentre passeggiamo nel parco intorno al tempio troviamo il modo di far passare questa ora di attesa. Oltre alle solite decide di foto che gli indiani chiedono di scattare con noi, a cui ormai abbiamo fatto l'abitudine, facciamo amicizia con 2 tizi della sicurezza davvero bizzarri. Uno si accorge che ho una caviglia gonfia per via di una storta che ho preso ieri ad un tempio. Riconosce subito la diagnosi ed inizia con un massaggio fisioterapico, mentre il compare mi spiega che lui è un dottore dell'esercito. Tempo cinque minuti e mi fa alzare per qualche passo e qualche salto di prova. Non azzarda una prognosi, ma è sicuro che ormai il peggio è passato!!
Terminata la visita è ora di rimetterci in marcia, Jodhpur è ancora lontana.
Arriviamo nella città blu nel tardo pomeriggio, ormai la calura peggiore è passata e ci possiamo avventurare nel bazar intorno alla torre dell'orologio. Questi mercati sono molto simili in ogni parte del mondo, che si chiamino souq, bazar o market. Rimangono comunque un ottimo spaccato della società dove conoscere un sacco di persone, scattare qualche foto interessante e concludere qualche affaruccio.
Terminate le contrattazioni ci ritiriamo in hotel, un'altra antica dimora convertita struttura ricettiva con poche camere. Ci accoglie il quarto discendente della famiglia con tanto di collana floreale e welcome drink. Ci racconta brevemente la storia della sua famiglia e ci da il benvenuto nella loro casa.
Con l'amaro in bocca, lasciamo Udaipur e partiamo per le nostra prima "tappa lunga" in auto. Questa cittadina sul lago è davvero uno dei luoghi più romantici che abbia visto, ma è venuto il momento di mettersi in marcia verso Jodhupur. La strada non è affatto male, anzi in alcuni momenti sembra quasi un autostrada europea. In questo momento stiamo attraversando i Monti Aravalli che dividono la verde pianura ricca di laghi da cui proveniamo noi dall'arido deserto di Thar.
Lungo la strada facciamo una "piccola deviazione" per visitare il tempio jainista di Ranakpur, una delle più importanti mete di pellegrinaggio di tutta l'india. Appena fuori dalla strada principale l'India torna a farsi viva prepotente: le mucche sulla strada, le donne coi sari colorati che trasportano pesanti carichi sulla testa e qualche pastore con le sue pecore e capre. La campagna però, continua a rimanere decisamente diversa dalla città. Anche una cittadina come Udaipur, più curata e pulita rispetto a quelle visitate finora, ha molto da invidiare a queste zone un po' più remote. Ovviamente, quando parlo di pulizia, non fatevi illusioni, è pur sempre India e non appena si entra in un piccolo villaggio l'immondizia a bordo strada fa la sua ricomparsa!
Il tempio è stupendo e merita decisamente la strada tutta a curve per arrivarci. Lo avrete già letto, ma 1444 colonne in un unico edificio sono davvero un dato impressionante che rende l'idea della particolarità di questo luogo. Camminare in questa selva di pilastri tutti diversi uno dall'altro è molto affascinante e non si sa più dove guardare. Purtroppo il tempio apre ai turisti solamente a mezzogiorno.e noi siamo arrivati alle 11. Mentre passeggiamo nel parco intorno al tempio troviamo il modo di far passare questa ora di attesa. Oltre alle solite decide di foto che gli indiani chiedono di scattare con noi, a cui ormai abbiamo fatto l'abitudine, facciamo amicizia con 2 tizi della sicurezza davvero bizzarri. Uno si accorge che ho una caviglia gonfia per via di una storta che ho preso ieri ad un tempio. Riconosce subito la diagnosi ed inizia con un massaggio fisioterapico, mentre il compare mi spiega che lui è un dottore dell'esercito. Tempo cinque minuti e mi fa alzare per qualche passo e qualche salto di prova. Non azzarda una prognosi, ma è sicuro che ormai il peggio è passato!!
Terminata la visita è ora di rimetterci in marcia, Jodhpur è ancora lontana.
Arriviamo nella città blu nel tardo pomeriggio, ormai la calura peggiore è passata e ci possiamo avventurare nel bazar intorno alla torre dell'orologio. Questi mercati sono molto simili in ogni parte del mondo, che si chiamino souq, bazar o market. Rimangono comunque un ottimo spaccato della società dove conoscere un sacco di persone, scattare qualche foto interessante e concludere qualche affaruccio.
Terminate le contrattazioni ci ritiriamo in hotel, un'altra antica dimora convertita struttura ricettiva con poche camere. Ci accoglie il quarto discendente della famiglia con tanto di collana floreale e welcome drink. Ci racconta brevemente la storia della sua famiglia e ci da il benvenuto nella loro casa.

Sabato 2 maggio
Quella di oggi è una delle tappe più turistiche del viaggio: la visita del forte di Jodhpur. Le mura di questo enorme palazzo sembrano essere la naturale continuazione dei contrafforti rocciosi della collina su cui sorge. Ai suoi piedi sorge tutta la cittadina un tempo divisa in zone a seconda delle caste.
La vista della città da quassù è mozzafiato, e rende l'idea del perché questa sia davvero la città blu per eccellenza.
Gli unici ad avere il permesso di dipingere la loro casa di blu, per distinguerla dalle altre, erano i bramini, gli antichi predicatori delle sacre scritture.
Col tempo si è scoperto che, oltre che mantenere la temperatura più fresca, il blu è un ottimo repellente per le zanzare ed è stato concesso a tutti di colorare così le loro case.
In questo momento siamo in auto, ormai già lontani dalla città blu, e ci stiamo dirigendo verso la città d'oro. Jaisalmer è un antico centro commerciale dell'itinerario della seta. E' detta “The golden city” per le sfumature cromatiche dell'arenaria utilizzata per la costruzione delle case.
Le costruzioni e i villaggi sono diventati sempre più radi e le prime dune, anche se ricoperte di arbusti, hanno fatto la loro comparsa a bordo strada.
Eccoci finalmente nel nostro hotel, anche questo un antico haveli convertito in piccolo albergo. Decidiamo di rilassarci un pochino e di uscire per cena.
Anche questa città è dominata da un forte che, a differenza delle altre fortezze dell'India, è abitato e pieno di botteghe e abitazioni, ci vivono infatti più di tremila persone. Purtroppo la città all'interno delle fortificazioni è tenuta davvero male e, se possibile, anche più sporca delle altre. Ho letto che sono già crollati due bastioni delle mura e altri sono in pericolo a causa dell'incuria usata per le nuove costruzioni e delle perdite di una rete fognaria che sembra un colabrodo.
Quella di oggi è una delle tappe più turistiche del viaggio: la visita del forte di Jodhpur. Le mura di questo enorme palazzo sembrano essere la naturale continuazione dei contrafforti rocciosi della collina su cui sorge. Ai suoi piedi sorge tutta la cittadina un tempo divisa in zone a seconda delle caste.
La vista della città da quassù è mozzafiato, e rende l'idea del perché questa sia davvero la città blu per eccellenza.
Gli unici ad avere il permesso di dipingere la loro casa di blu, per distinguerla dalle altre, erano i bramini, gli antichi predicatori delle sacre scritture.
Col tempo si è scoperto che, oltre che mantenere la temperatura più fresca, il blu è un ottimo repellente per le zanzare ed è stato concesso a tutti di colorare così le loro case.
In questo momento siamo in auto, ormai già lontani dalla città blu, e ci stiamo dirigendo verso la città d'oro. Jaisalmer è un antico centro commerciale dell'itinerario della seta. E' detta “The golden city” per le sfumature cromatiche dell'arenaria utilizzata per la costruzione delle case.
Le costruzioni e i villaggi sono diventati sempre più radi e le prime dune, anche se ricoperte di arbusti, hanno fatto la loro comparsa a bordo strada.
Eccoci finalmente nel nostro hotel, anche questo un antico haveli convertito in piccolo albergo. Decidiamo di rilassarci un pochino e di uscire per cena.
Anche questa città è dominata da un forte che, a differenza delle altre fortezze dell'India, è abitato e pieno di botteghe e abitazioni, ci vivono infatti più di tremila persone. Purtroppo la città all'interno delle fortificazioni è tenuta davvero male e, se possibile, anche più sporca delle altre. Ho letto che sono già crollati due bastioni delle mura e altri sono in pericolo a causa dell'incuria usata per le nuove costruzioni e delle perdite di una rete fognaria che sembra un colabrodo.

Domenica 3 maggio
Oggi torniamo ad esplorare la città fortificata e le haveli che sorgono ai suoi piedi, ma l'impressione generale della città non cambia. È un vero peccato, perché il forte con le sue mura e i numerosi bastioni sono stupendi e dominano tutta la zona.
Dopo mangiato partiamo alla volta del deserto del Thar. Questa sera dormiremo in tenda ai margini delle dune. Appena arrivati prendiamo possesso della nostra abitazione, è un po' spartana, però è molto pulita e in questo camp ci troveremo benissimo. Lo staff è davvero ospitale e amichevole e il cibo questa sera sarà ottimo!
All'ora del tramonto arriva il nostro cammello per la nostra passeggiata sulle dune. Un'esperienza già provata altre volte, ma pur sempre particolare e unica. Il deserto è sempre affascinante ed io ne sono innamorato!
Oggi torniamo ad esplorare la città fortificata e le haveli che sorgono ai suoi piedi, ma l'impressione generale della città non cambia. È un vero peccato, perché il forte con le sue mura e i numerosi bastioni sono stupendi e dominano tutta la zona.
Dopo mangiato partiamo alla volta del deserto del Thar. Questa sera dormiremo in tenda ai margini delle dune. Appena arrivati prendiamo possesso della nostra abitazione, è un po' spartana, però è molto pulita e in questo camp ci troveremo benissimo. Lo staff è davvero ospitale e amichevole e il cibo questa sera sarà ottimo!
All'ora del tramonto arriva il nostro cammello per la nostra passeggiata sulle dune. Un'esperienza già provata altre volte, ma pur sempre particolare e unica. Il deserto è sempre affascinante ed io ne sono innamorato!

Lunedì 4 maggio
Mattino presto, il sole basso illumina le dune e il deserto ci saluta con questa immagine stupenda. Il caldo in tenda non è stato così insopportabile, almeno non dopo una certa ora. Adesso fa persino freschetto, per la prima volta dal nostro arrivo in India sentiamo una brezza piacevole.
Ci mettiamo in marcia verso Bikaner, il viaggio sarà lungo, ma scorrevole. Il paesaggio cambia poco, il verde fa solo qualche comparsa sporadica tra chilometri e chilometri di deserto, arbusti e cammelli. Arriviamo in hotel giusto ad ora di pranzo e, passate le ore più calde siamo pronti per l'esportazione della città. Il suo forte è l'unico di tutto il Rajasthan a non essere costruito su un altura. Pare che le sue possenti mura fossero sufficienti a tenere lontano i nemici, infatti questo forte non è mai caduto sotto alcun attacco. Devo ammettere che, malgrado si tratti dell'ennesimo forte, le sue decorazioni interne sui toni del blu e del rosso su sfondo bianco, creano un effetto finale davvero unico. Finita la visita saltiamo sul primo tuk tuk e andiamo al mercato per qualche compera. Non ci esalta particolarmente e, dopo un oretta decidiamo di rientrare in hotel e goderci lo stupendo palazzo in cui è ospitato e la sua piscina.
Mattino presto, il sole basso illumina le dune e il deserto ci saluta con questa immagine stupenda. Il caldo in tenda non è stato così insopportabile, almeno non dopo una certa ora. Adesso fa persino freschetto, per la prima volta dal nostro arrivo in India sentiamo una brezza piacevole.
Ci mettiamo in marcia verso Bikaner, il viaggio sarà lungo, ma scorrevole. Il paesaggio cambia poco, il verde fa solo qualche comparsa sporadica tra chilometri e chilometri di deserto, arbusti e cammelli. Arriviamo in hotel giusto ad ora di pranzo e, passate le ore più calde siamo pronti per l'esportazione della città. Il suo forte è l'unico di tutto il Rajasthan a non essere costruito su un altura. Pare che le sue possenti mura fossero sufficienti a tenere lontano i nemici, infatti questo forte non è mai caduto sotto alcun attacco. Devo ammettere che, malgrado si tratti dell'ennesimo forte, le sue decorazioni interne sui toni del blu e del rosso su sfondo bianco, creano un effetto finale davvero unico. Finita la visita saltiamo sul primo tuk tuk e andiamo al mercato per qualche compera. Non ci esalta particolarmente e, dopo un oretta decidiamo di rientrare in hotel e goderci lo stupendo palazzo in cui è ospitato e la sua piscina.

Martedì 5 maggio
Oggi la strada da percorrere sarà mooolto lunga e dissestata, ma io ci tengo particolarmente a passare da Pushkar. Prima di arrivare alla mitica meta hippie, facciamo una sosta al tempio di Desnoke. Cristina è già stata qui durante il suo primo viaggio in India e sentiti i suoi racconti, non posso desimermi dal camminare scalzo nel tempio abitato da centinaia di topi. L'esperienza è particolare e, anche se ero preparato, in alcuni momenti le sensazioni sono davvero forti, come quando un paio di roditori sono venuti a litigare proprio a fianco del mio piede...
Rieccoci in marcia verso Pushkar, l'ho sentita nominare in molti racconti di viaggio e su molti articoli e desidero proprio vederla. Sicuramente non sarà come quando, tra ottobre e novembre, si svolge qui la più grande fiera di cammelli di tutta l'Asia, con oltre 50 mila animali, ma la città ha una fascino e un atmosfera particolare. Mi viene da paragonarla in parte a Varanasi, anche se obbiettivamente non regge il confronto, malgrado sia decisamente più pulita. Anche questa è una delle città sacre dell'induismo e ospita oltre 50 ghat e 400 templi. Il nome stesso della città (fiore di loto) è legato alla leggenda che ha per protagonista il dio indù della creazione: Brahma. Sarebbe stato un fiore di loto caduto dalle sue mani a generare il lago sacro di Pushkar. Sulle rive del lago sorge infatti, l'unico grande tempio di tutta l'india dedicato a Brahma surclassato in seguito dai più popolari Shiva e Vishnu.
Dopo una passeggiata sui Ghats e la visita al tempio del creatore è il momento di un po' di sano shopping prima di ripartire alla volta di Jaipur.
Oggi la strada da percorrere sarà mooolto lunga e dissestata, ma io ci tengo particolarmente a passare da Pushkar. Prima di arrivare alla mitica meta hippie, facciamo una sosta al tempio di Desnoke. Cristina è già stata qui durante il suo primo viaggio in India e sentiti i suoi racconti, non posso desimermi dal camminare scalzo nel tempio abitato da centinaia di topi. L'esperienza è particolare e, anche se ero preparato, in alcuni momenti le sensazioni sono davvero forti, come quando un paio di roditori sono venuti a litigare proprio a fianco del mio piede...
Rieccoci in marcia verso Pushkar, l'ho sentita nominare in molti racconti di viaggio e su molti articoli e desidero proprio vederla. Sicuramente non sarà come quando, tra ottobre e novembre, si svolge qui la più grande fiera di cammelli di tutta l'Asia, con oltre 50 mila animali, ma la città ha una fascino e un atmosfera particolare. Mi viene da paragonarla in parte a Varanasi, anche se obbiettivamente non regge il confronto, malgrado sia decisamente più pulita. Anche questa è una delle città sacre dell'induismo e ospita oltre 50 ghat e 400 templi. Il nome stesso della città (fiore di loto) è legato alla leggenda che ha per protagonista il dio indù della creazione: Brahma. Sarebbe stato un fiore di loto caduto dalle sue mani a generare il lago sacro di Pushkar. Sulle rive del lago sorge infatti, l'unico grande tempio di tutta l'india dedicato a Brahma surclassato in seguito dai più popolari Shiva e Vishnu.
Dopo una passeggiata sui Ghats e la visita al tempio del creatore è il momento di un po' di sano shopping prima di ripartire alla volta di Jaipur.

Mercoledì 6 maggio
La giornata inizia con una esperienza del tutto nuova per me. Non ero mai salito su un elefante che prima d'ora, quindi abbiamo deciso di salire al forte di Amber in questo modo. Per la loro religione, gli Indù trattano bene gli animali e questi pachidermi vengono utilizzati solamente per portare su e giù i turisti dal forte. Al termine della nostra visita infatti, abbiamo visto molti elefanti lungo la strada, mentre tornavano a casa a "fine turno". Queste considerazioni mi hanno optare per questa soluzione anche se sicuramente turistica e forse eticamente discutibile, spero di non essermi sbagliato...
Il forte è davvero bello, anche se da sotto sembra molto più grande. Terminata la visita torniamo verso la città e visitiamo i templi Indù di Galta. Questi si trovano su una collina a est della città e vengono comunemente chiamati il tempio del sole e il tempio delle scimmie, indovinate un po' perché. I buffi primati vivono su tutta la collina dei tempi e si incontrano un po' ovunque durante la salita, ma rispetto ad altri luoghi dove sono molto più dispettosi e aggressivi, qui sono molto più pacifici e indifferenti.
La giornata inizia con una esperienza del tutto nuova per me. Non ero mai salito su un elefante che prima d'ora, quindi abbiamo deciso di salire al forte di Amber in questo modo. Per la loro religione, gli Indù trattano bene gli animali e questi pachidermi vengono utilizzati solamente per portare su e giù i turisti dal forte. Al termine della nostra visita infatti, abbiamo visto molti elefanti lungo la strada, mentre tornavano a casa a "fine turno". Queste considerazioni mi hanno optare per questa soluzione anche se sicuramente turistica e forse eticamente discutibile, spero di non essermi sbagliato...
Il forte è davvero bello, anche se da sotto sembra molto più grande. Terminata la visita torniamo verso la città e visitiamo i templi Indù di Galta. Questi si trovano su una collina a est della città e vengono comunemente chiamati il tempio del sole e il tempio delle scimmie, indovinate un po' perché. I buffi primati vivono su tutta la collina dei tempi e si incontrano un po' ovunque durante la salita, ma rispetto ad altri luoghi dove sono molto più dispettosi e aggressivi, qui sono molto più pacifici e indifferenti.

Nel pomeriggio invece, ci dedichiamo alla scoperta della parte vecchia di Jaipur: la vera parte di città rosa. I suoi bastioni merlati sono così belli da sembrare quasi una riproduzione moderna, un po' come quelle presenti nei parchi di divertimento!
Jaipur è uno dei vertici del famoso triangolo d'oro del turismo indiano assieme a Delhi e Agra, quindi troverete sicuramente tantissimo materiale per documentarvi a riguardo del City Palace, del Palazzo dei Venti e del Jantar Mantar. Io mi limiterò a darvi qualche mia impressione personale. Il City Palace è molto bello, ma piccolo e si visita molto velocemente, visto che solo le parti esterne sono accessibili, all'interno vive ancora il Maraja. Il Jantar Mantar è molto interessante se vi intendete un pochino al l'astronomia e offre comunque molti spunti per foto astratte davvero particolari.
In molti non visitano il palazzo dei venti e si limitano alla semplice foto della facciata, invece, a mio parere, merita una visita anche all'interno. Un'altra rapida visita che mi sento di consigliare, è la salita al minareto di Iswari. Di per se non è nulla di eccezionale, ma è molto veloce e offre un panorama perfetto su tutti i monumenti appena menzionati.
Sicuramente un esperienza da non perdere è quella di lasciarvi inghiottire dai passaggi tra le migliaia di negozietti del bazar. Noi siamo tornati in hotel con un "sacco di roba", ma un sacco nel vero senso della parola!! Mi ricordo ancora la faccia del bambino che dopo avermi chiesto cosa ci fosse dentro, si è sentito rispondere: "zucchero!!"... Dopo tutto c'è scritto sopra!!
Jaipur è uno dei vertici del famoso triangolo d'oro del turismo indiano assieme a Delhi e Agra, quindi troverete sicuramente tantissimo materiale per documentarvi a riguardo del City Palace, del Palazzo dei Venti e del Jantar Mantar. Io mi limiterò a darvi qualche mia impressione personale. Il City Palace è molto bello, ma piccolo e si visita molto velocemente, visto che solo le parti esterne sono accessibili, all'interno vive ancora il Maraja. Il Jantar Mantar è molto interessante se vi intendete un pochino al l'astronomia e offre comunque molti spunti per foto astratte davvero particolari.
In molti non visitano il palazzo dei venti e si limitano alla semplice foto della facciata, invece, a mio parere, merita una visita anche all'interno. Un'altra rapida visita che mi sento di consigliare, è la salita al minareto di Iswari. Di per se non è nulla di eccezionale, ma è molto veloce e offre un panorama perfetto su tutti i monumenti appena menzionati.
Sicuramente un esperienza da non perdere è quella di lasciarvi inghiottire dai passaggi tra le migliaia di negozietti del bazar. Noi siamo tornati in hotel con un "sacco di roba", ma un sacco nel vero senso della parola!! Mi ricordo ancora la faccia del bambino che dopo avermi chiesto cosa ci fosse dentro, si è sentito rispondere: "zucchero!!"... Dopo tutto c'è scritto sopra!!

Giovedì 7 maggio
Di nuovo in auto di prima mattina per un'altra tappa di trasferimento. Oggi pomeriggio, safari a caccia delle tigri del Ranthanbore National Park. Per ora incrociamo le dita!!
Rieccomi di ritorno dal safari, wooooowwww!!! Non siamo stati fortunati, di più!!! Appena entrati nel parco e raggiunto il luogo prefissato è comparso subito il primo giovane maschio! Poi un altro e poi un terzo esemplare che non abbiamo capito se fosse la mamma oppure un altro fratello. Avvistare in natura il felino più grande del mondo mi ha emozionato tantissimo. È passato molto tempo da quando ho visto il primo leone in Kenya e non so fare un paragone, ma sicuramente la sensazione è molto simile. Ci sono persone che fanno tre o quattro giorni di safari senza avvistare alcuna tigre e noi invece, le abbiamo avute vicinissime per oltre due ore. Si sono alzate, sdraiate, sedute, hanno giocato un pochino, hanno marcato il territorio, hanno cercato di prendere un uccello vicino l'acqua e ci hanno anche attraversato la strada.
È stato molto emozionante vedere la reazione degli altri animali alla loro presenza. Un branco di scimmie si è avvicinato alla pozza d'acqua mandando avanti le solite vedette sugli alberi più vicini. Al primo verso di pericolo c'è stato un fermento generale, poi piano piano si sono posizionate tutte a distanza di sicurezza sugli alberi intorno. È arrivato poi un pavone ed una piccola antilope, credo ignara della tigre. Non appena il felino l'ha notata si è alzato immediatamente, ma non era pronto per la caccia e il fuggi fuggi generale è stato da brivido!
Ora che abbiamo avuto questa magnifica esperienza, è più semplice godersi il panorama e gli scorci stupendi che questo parco regala. Sulla via del ritorno il sole basso colora i fianchi rocciosi delle montagne. Tutti gli erbivori sono lungo i laghi e i corsi d'acqua per bere e il Ranthambore ci saluta nel migliore dei modi. Questo parco merita davvero qualche giorno, ma il tempo non è dalla nostra parte. Siamo agli sgoccioli della nostra esperienza indiana e questo bellissimo paese sta già iniziando a farci venire un po' di malinconia.

Venerdì 8 maggio
Altra sveglia che suona presto e altra giornata sulle strade indiane. Oggi è l'ultimo giorno che passeremo con Vipan.
Dobbiamo raggiungere Agra, ma prima abbiamo due soste lungo il percorso.
In questo momento siamo appena ripartiti dopo la prima, al pozzo di Abhaneri. Questo enorme pozzo è uno dei più grandi di tutto il Rajastan e credo sia anche il più bello. La sua visita non richiede molto tempo ed è davvero limitata, ma ho visto molte immagini di questo luogo caleidoscopico e mi ha sempre incuriosito. L'effetto ottico che crea è quasi ipnotico e sono felicissimo di averlo visto finalmente con i miei occhi.
La prossima sosta sarà a Fatepur Sikri, questa città ha una storia molto particolare, non sempre spiegata chiaramente sulle guide.
Il luogo ove sorse Fatehpur Sikri, godeva della reputazione di luogo ricco di auspici favorevoli. Il nonno di Akbar e fondatore della dinastia Moghul, Babur, aveva sconfitto qui le forze Rajput del Mewar. Aveva così battezzato la località Shikri: grazie.
Ai tempi di Akbar la località era abitata da scalpellini e tagliatori di pietre, ma vi risiedeva anche un mistico e astrologo musulmano. Nel 1568 Akbar si recò dal saggio, già allora considerato santo, per chiedere la grazia di un erede, che nonostante le numerose mogli non riusciva ad ottenere. Lo Sceicco lo confortò e gli predisse che avrebbe presto avuto un figlio. L'anno una delle sue mogli, una pricipessa Rajput, partorì un figlio maschio che sarà poi imperatore col nome di Jahangir.
Due anni dopo Akbar decise di trasportare la capitale nel luogo della predizione. In realtà le ragioni per una simile decisione furono soprattutto strategiche; avvicinava il fulcro dell'impero al Gujarat, che Akbar voleva conquistare per i ricchissimi commerci marittimi con le terre arabe che le sue coste proporzionavano.
All'inizio del 1571 iniziarono i lavori, che proseguirono durante circa 15 anni. Nel 1576 il Gujarat venne conquistato e fu allora che il luogo assunse il nome di Fatehpur: fateh, vittoria e pur, città. Akbar vi trasferì la corte, ma improvvisamente, nel 1586, abbandonò la sua nuova capitale per sempre. Le ragioni non sono state totalmente chiarite. Si è suggerita una grave carenza idrica, come possibile motivo, ma la spiegazione più plausibile è quella che indica la necessità di Akbar di spostare nuovamente la sua centrale operativa, per fronteggiare questa volta la guerra contro Kabul, odierno Afghanisthan
Fatehpur Sikri è il più tipico esempio di città murata moghul, con aree private e pubbliche ben delimitate e porte di accesso imponenti. La architettura è un misto di stile indù ed islamico e riflette la visione politica e filosofica degli imperatori moghul ed il loro stile di governo.
Il complesso è molto grande e la visita richiede parecchio tempo, quindi arriviamo ad Agra nel tardo pomeriggio. Oggi il Taj Mahal è chiuso, quindi non ci resta che godercelo dalla finestra della nostra stanza "con vista"...WOOOWWW!!!
Altra sveglia che suona presto e altra giornata sulle strade indiane. Oggi è l'ultimo giorno che passeremo con Vipan.
Dobbiamo raggiungere Agra, ma prima abbiamo due soste lungo il percorso.
In questo momento siamo appena ripartiti dopo la prima, al pozzo di Abhaneri. Questo enorme pozzo è uno dei più grandi di tutto il Rajastan e credo sia anche il più bello. La sua visita non richiede molto tempo ed è davvero limitata, ma ho visto molte immagini di questo luogo caleidoscopico e mi ha sempre incuriosito. L'effetto ottico che crea è quasi ipnotico e sono felicissimo di averlo visto finalmente con i miei occhi.
La prossima sosta sarà a Fatepur Sikri, questa città ha una storia molto particolare, non sempre spiegata chiaramente sulle guide.
Il luogo ove sorse Fatehpur Sikri, godeva della reputazione di luogo ricco di auspici favorevoli. Il nonno di Akbar e fondatore della dinastia Moghul, Babur, aveva sconfitto qui le forze Rajput del Mewar. Aveva così battezzato la località Shikri: grazie.
Ai tempi di Akbar la località era abitata da scalpellini e tagliatori di pietre, ma vi risiedeva anche un mistico e astrologo musulmano. Nel 1568 Akbar si recò dal saggio, già allora considerato santo, per chiedere la grazia di un erede, che nonostante le numerose mogli non riusciva ad ottenere. Lo Sceicco lo confortò e gli predisse che avrebbe presto avuto un figlio. L'anno una delle sue mogli, una pricipessa Rajput, partorì un figlio maschio che sarà poi imperatore col nome di Jahangir.
Due anni dopo Akbar decise di trasportare la capitale nel luogo della predizione. In realtà le ragioni per una simile decisione furono soprattutto strategiche; avvicinava il fulcro dell'impero al Gujarat, che Akbar voleva conquistare per i ricchissimi commerci marittimi con le terre arabe che le sue coste proporzionavano.
All'inizio del 1571 iniziarono i lavori, che proseguirono durante circa 15 anni. Nel 1576 il Gujarat venne conquistato e fu allora che il luogo assunse il nome di Fatehpur: fateh, vittoria e pur, città. Akbar vi trasferì la corte, ma improvvisamente, nel 1586, abbandonò la sua nuova capitale per sempre. Le ragioni non sono state totalmente chiarite. Si è suggerita una grave carenza idrica, come possibile motivo, ma la spiegazione più plausibile è quella che indica la necessità di Akbar di spostare nuovamente la sua centrale operativa, per fronteggiare questa volta la guerra contro Kabul, odierno Afghanisthan
Fatehpur Sikri è il più tipico esempio di città murata moghul, con aree private e pubbliche ben delimitate e porte di accesso imponenti. La architettura è un misto di stile indù ed islamico e riflette la visione politica e filosofica degli imperatori moghul ed il loro stile di governo.
Il complesso è molto grande e la visita richiede parecchio tempo, quindi arriviamo ad Agra nel tardo pomeriggio. Oggi il Taj Mahal è chiuso, quindi non ci resta che godercelo dalla finestra della nostra stanza "con vista"...WOOOWWW!!!

Sabato 9 maggio
I momenti migliori per apprezzare a pieno questa meraviglia del mondo sono l'alba ed il tramonto.
Optiamo per il mattino presto in modo da evitare anche la calca di persone e la temperatura eccessiva. La scelta è stata ottima, siamo tra i primi davanti la porta di ingresso. Appena aprono i cancelli corriamo dentro e riusciamo a gustarcelo senza nessuno intorno. Malgrado sia “semplicemente un tomba” e il suo interno sia alquanto spoglio, è uno dei monumenti più belli ed emozionanti che abbia mai visto.
Facciamo tantissime foto e ce lo gustiamo con tutta la calma, mentre tanti turisti ed indiani continuano ad affluire.
La levataccia è stata tremenda, quindi decidiamo di tornare in hotel per un sonnellino.
Anche Agra ha il suo forte e qualche altro monumento interessante, ma ormai abbiamo visto così tante meraviglie in questo viaggio, che ci permettiamo di snobbarli tutti e rimaniamo nella piscina dell’hotel quasi tutto il giorno. Usciamo solo nel tardo pomeriggio per un giro al mercato. Ultime compere e poi via sul treno per New Delhi.
Ultima notte in India, domani si torna a casa…
Quando mi chiedono di questo viaggio o come sia l’India, la racconto sempre come un luogo da vivere non da vedere. Se ci si limita a guardarla “dalla finestra” sono pochi i luoghi che fanno restare davvero a bocca aperta. È facile rimanere sopraffatti dalla sporcizia, dal rumore e dal disordine non riuscendo ad apprezzare a pieno le bellezze di questa terra. Se invece si parte da casa preparati, con l’idea di scendere un po’ dal nostro piedistallo di turisti occidentali e si interagisce con la gente, in questo modo si riesce a vivere a pieno l’India. In questo modo si viaggia davvero e non si va solo in vacanza e, se siete viaggiatori, questo paese non potrà che affascinarvi. Questo viaggio è un’esperienza che va vissuta, se non siete pronti a questo lasciate perdere, l’India non vi piacerà...
Per quanto mi riguarda, spero di tornarci presto per assaporare luoghi ancora meno turistici, ma sicuramente nel mio itinerario non potrà mancare un’altra visita a Varanasi e un altro bagno nel Gange.
Namastè incredibile India!
I momenti migliori per apprezzare a pieno questa meraviglia del mondo sono l'alba ed il tramonto.
Optiamo per il mattino presto in modo da evitare anche la calca di persone e la temperatura eccessiva. La scelta è stata ottima, siamo tra i primi davanti la porta di ingresso. Appena aprono i cancelli corriamo dentro e riusciamo a gustarcelo senza nessuno intorno. Malgrado sia “semplicemente un tomba” e il suo interno sia alquanto spoglio, è uno dei monumenti più belli ed emozionanti che abbia mai visto.
Facciamo tantissime foto e ce lo gustiamo con tutta la calma, mentre tanti turisti ed indiani continuano ad affluire.
La levataccia è stata tremenda, quindi decidiamo di tornare in hotel per un sonnellino.
Anche Agra ha il suo forte e qualche altro monumento interessante, ma ormai abbiamo visto così tante meraviglie in questo viaggio, che ci permettiamo di snobbarli tutti e rimaniamo nella piscina dell’hotel quasi tutto il giorno. Usciamo solo nel tardo pomeriggio per un giro al mercato. Ultime compere e poi via sul treno per New Delhi.
Ultima notte in India, domani si torna a casa…
Quando mi chiedono di questo viaggio o come sia l’India, la racconto sempre come un luogo da vivere non da vedere. Se ci si limita a guardarla “dalla finestra” sono pochi i luoghi che fanno restare davvero a bocca aperta. È facile rimanere sopraffatti dalla sporcizia, dal rumore e dal disordine non riuscendo ad apprezzare a pieno le bellezze di questa terra. Se invece si parte da casa preparati, con l’idea di scendere un po’ dal nostro piedistallo di turisti occidentali e si interagisce con la gente, in questo modo si riesce a vivere a pieno l’India. In questo modo si viaggia davvero e non si va solo in vacanza e, se siete viaggiatori, questo paese non potrà che affascinarvi. Questo viaggio è un’esperienza che va vissuta, se non siete pronti a questo lasciate perdere, l’India non vi piacerà...
Per quanto mi riguarda, spero di tornarci presto per assaporare luoghi ancora meno turistici, ma sicuramente nel mio itinerario non potrà mancare un’altra visita a Varanasi e un altro bagno nel Gange.
Namastè incredibile India!
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