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ARGENTINA

2019

2 - 17 febbraio 2019



Per le immagini del viaggio clicca qui.








Volo:

Come sicuramente saprete, volare in Sudamerica non è mai economico. Non c'è tutta la concorrenza che è presente sulle rotte degli Sati Uniti e non ci sono nemmeno le compagnie del Golfo Persico che forniscono ottimi servizi a prezzi competitivi come sulle tratte verso l'Asia.

Se vi capita di trovare un'offerta non fatevela scappare e non pensateci troppo su, domani potrebbe non esserci più!!
Per questo viaggio, abbiamo utilizzato l'Alitalia da Fiumicino, visto che molti componenti del gruppo arrivano da diversi luoghi in Italia e Roma è un ottimo punto d'incontro

Come al solito, state attenti a non scegliere subito il volo più economico, magari con 10€ in più trovate una compagnia migliore o orari che vi permettono quasi due giorni in più di viaggio...


Se vi serve aiuto contattatemi.


Trasporti:
In questa avventura ho viaggiato con 6 compagni e molti degli spostamenti erano oragnizzati dai corrispondenti locali in pulmino.
Nei miei viaggi però non manca mai qualche giorno libero dove c'è la possibilità di spostarsi come gli abitanti del luogo. Soprattutto in Buenos Aires abbiamo spesso utilizzato i mezzi pubblici e Uber
.
Per le distanze lunghe invece abbiamo utilizzato numerosi voli aerei, vista la dimensione del Paese e il poco tempo a nostra disposizione.
Se invece volete organizzare i vostri spostamenti più lunghi utilizzando i trasporti locali, i più indicati sono gli autobus a lunga percorrenza, ma preparatevi a molte ore di viaggio con panorami spesso monotoni, anche se la rete stradale è molto buona.

Gli spostamenti da e per gli aeroporti o all’interno delle cittadine principali possono invece essere facilmente eseguiti con i taxi o uber.






Accomodations:
Come ho scritto prima, questo è un viaggio organizzato, quando ci si muove in piccoli gruppi non si può lasciare l'organizzazione di alcune cose all'ultimo momento. Gli alberghi sono stati tutti prenotati dall'Italia molto tempo in anticipo. Se avete un programma abbastanza definito e non vi muovete da soli o in coppia come avventurieri, vi consiglio di fare lo stesso.
Considerate anche che in Argentina non è così facile trovare sistemazioni molto economiche.



Se vi serve qualche dritta: contattatemi.

Il tasto qui sotto, vi aiuterà a trovare l'hotel o la guest house adatta alle vostre esigenze. Buona ricerca!!!



Pasti:

Gli argentini sono famosi per amare il cibo. Generalmente gli eventi conviviali consistono in un pasto condiviso, dove, attraverso la cena si cementano amicizie, familiarità ed integrazione. Il pasto familiare più importante della settimana è il pranzo domenicale, chiamato tradizionalmente della famiglia unita, i cui piatti principali includono spesso l'arrosto o la pasta.
 
L'Argentina è uno dei principali produttori di carne a livello mondiale, specialmente carne di bovino e di altri generi di prodotti alimentari tra i quali grano, mais, latte e fagioli, oltre che, dagli anni '70, anche di soia.
 
Nel corso del tempo, a seguito dei grandi flussi migratori sono diventati popolari diversi alimenti di origine italiana o spagnola, benché le loro ricette, a volte inventate o rielaborate, hanno tratto il nome dalla approssimativa traduzione spagnola e italiana degli immigrati che le importarono.
 
La cucina argentina è caratterizzata dal prevalente utilizzo di carne. Esistono 4 tipi di cottura: girato e voltato, hugoso, al punto e ben cotto, attenzione a non far confusione, perchè "al punto" potrebbe sembrare una cottura media, invece si tratta quasi di una cottura "molto cotta".
 
L'asado, è l'alimento gaucho per eccellenza. Si tratta di uno speciale arrosto alla brace, cucinato in quattro classiche modalità, tutte alla brace: la parrilla o parrillada (alla griglia), quello en cruz (in croce), o allo spiedo e al chulengo, preparato soprattutto nelle steppe molto ventose della regione patagonica.
 
Oltre ai vari tagli di carne dovete provare le Empanadas: saporiti panzerotti ripieni di carne e cotti al forno.






I libri consigliati

In patagonia, di Bruce Chatwin
Sei lunghi mesi, da Buenos Aires alla Terra del fuoco in alloggi di fortuna, a bordo di vecchi treni o sulle proprie gambe. Attraversando laghi, fiumi, montagne, ghiacci e deserti.
Chatwin delinea le forme della Patagonia attraverso i racconti della gente. Lo fa con uno stile classico, essenziale e accurato. Lontano dalla letteratura di viaggio moderna fatta di descrizioni poetiche di luoghi incantevoli.
Emerge una Patagonia che cambia, dai paesaggi desertici al lago blanco, opalescente e lattiginoso, circondato da montagne blu. Case in mattone che brillano al sole e pareti di lamiera che ballano quando soffia il vento. Qui si avvistano Yoshil tra le montagne e si contemplano unicorni dipinti sulle pareti delle caverne.
In questa natura mutevole e quasi irreale, Chatwin ascolterà storie di marinai e esploratori.  Respirerà l’aria dei naufragi. Annoterà i ricordi delle rapine della famigerata banda di Cassidy e Sundace Kid. Gli racconteranno dell’incontro di Darwin con alcuni aborigeni.  Incontrerà uomini folli che si incoronano Re degli Araucani di generazione in generazione.
In un lembo di terra lontano troverà un microcosmo di esuli. Una terra fatta di tutti gli strambi personaggi che con le loro stranezze e le loro esperienze si sono impressi nella memoria collettiva.
<< Chi percorre il deserto scopre in se stesso una collina primitiva (nota anche al più ingenuo dei selvaggi) che è forse la stessa cosa della pace di Dio. >>
Chatwin scoprì l’incanto del viaggio e attraverso ‘l’altro’ scoprì se stesso: la figura di un viaggiatore mutevole in uno scenario poliedrico. 

Recensione a cura di Cristina che grazie ai libri viaggiava già da bambina. Una mia amica che presto aprirà un blog sulle sue letture.
La trovate su facebook: racconti in valigia
Su instagram: cri_emme_blue  
facebook: Cristina Megale



 
Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry
Nel 1941, in un appartamento di Manhattan, un pilota e scrittore francese, in esilio dai campi di battaglia europei, scrisse quello che sarebbe diventato uno dei racconti per bambini più letti al mondo, Il piccolo principe. Antoine de Saint-Exupéry, allora qua­rantenne, aveva trascorso i vent’anni precedenti volando su Sahara, Pirenei, Egitto e Patagonia, dove dal 1929 al 1931 fu direttore dell’Aeropostal Argentina. Tra le righe, il Piccolo principe e l’asteroide B612 contengono le immagini della Patagonia radicate nella memoria del pilota mentre sorvolava questi paesaggi spogli e desolati, sfidando venti incessanti.
È ormai leggenda il fatto che la forma di Isla de los Pájaros (p436), al largo della costa della Península Valdés, abbia ispirato l’immagine del boa constrictor che mangia l’ele­fante (oppure un cappello, a seconda di come lo si vede), mentre i vulcani perfettamen­te conici sull’asteroide devono la loro forma ai vulcani sorvolati da Saint-Exupéry lungo la rotta per Punta Arenas, in Cile. Le illustrazioni dell’autore mostrano il piccolo principe in vetta a montagne che sono indubbiamente i picchi del Fitz Roy (uno dei quali porta oggi il suo nome). E può darsi che l’incontro con le due giovani figlie di un immigrato francese dopo un atterraggio di fortuna a Concordia, vicino a Buenos Aires, abbia con­tribuito a delineare il personaggio del principe.
Saint-Exupéry non visse così a lungo da conoscere l’immenso successo riscosso dal suo giovane protagonista. Nel 1944, poco dopo la pubblicazione del Piccolo principe, il pilota scomparve durante un volo con il quale avrebbe dovuto unirsi alle forze francesi in esilio, di stanza ad Algeri. Gli anni trascorsi da Saint-Exupéry in Patagonia figurano anche in altri due suoi romanzi molto apprezzati dalla critica, Volo di notte e Vento, sabbia e stelle, che costituiscono entrambi ottime letture durante un lungo viaggio in Patagonia.


 



Vamos a Argentina!!

3-2-1, Partimos!!!
Questa volta il gruppetto si “forma piano piano”, i viaggiatori che mi accompagnano vivono in diversi luoghi sparsi un po’ per tutta l’Italia. Un gruppo eterogeneo di persone e personalità che permetterà di vedere e vivere il viaggio con molti occhi diversi. Questo è quello che adoro dei viaggi di gruppo e il motivo per cui continuo a farne.
Parto da Milano con Rosangela, maestra in pensione spiaciuta per aver iniziato a viaggiare tardi e con tanta voglia di recuperare, e devo dire che ci sta riuscendo alla grande. A Roma dobbiamo incontrarci con gli altri viaggiatori, ma Gabriele e Paola, coppia pugliese di provetti subacquei, pensano bene di partire da Bari dove soffia un forte vento. Il loro volo è ritardato e perdono la coincidenza, arriveranno direttamente a Buenos Aires un giorno dopo. Gabriele ama la fotografia e non perde occasione per fare migliaia di scatti e Paola invece, non perde occasione per prenderlo in giro per questo.
Mauro è arrivato col volo da Torino. Il mio corregionale lavora in banca e oltre alla passione per i viaggi, è un fungaiolo fenomenale. Scatta qualche foto, ma solo nei momenti giusti. Ci aspetta a Fiumicino assieme a Monica, fiorentina doc, labraia in pensione, viaggiatrice con mille passioni, tra qui quella per il tango. Ci illuminerà su qualche passo base.
Poco più tardi arriva anche Marco da Genova. Vive praticamente al confine con la Francia nel pieno della riviera dei fiori. Ama definirsi “fotografo d’interni” visto che fa il radiologo, ma anche le sue foto di esterni non sono affatto male. La sua passione è il vino, sarà lui a scegliere i vini delle nostre cene, decantandoci Malbec e Merlot.
 
La prima parte del gruppetto è formata, il solito spritz di rito e si parte per la lunga notte in volo.


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Arrivati

Arrivare a Buenos Aires è come salire su un treno in corsa. Dal finestrino del pulmino ci sfila davanti dapprima un mosaico di costruzioni sparse, che poi vanno ordinandosi in larghi vialoni e facciate di inizio novecento.
Gli eleganti porteños (abitanti di Buenos Aires) camminano rilassati tra i caffè e la vita di strada fatta di mercatini e passi di tango. È domenica, c’è poco traffico e la città è sonnolenta e rilassata.
Arrivati in hotel, ci prendiamo un attimo per rilassarci e partecipiamo anche  noi al bighellonare pertenoseño tra un mercatino e un bicchier di vino in piazza, accompagnati dal tango; per le visite più impegnative attendiamo i nostri compagni ritardatari.
 
Il giorno dopo, possiamo iniziare l’esplorazione della capitale.
Probabilmente conoscete qualcuno che è stato a Buenos Aires e ne è tornato entusiasta. Siete scettici come me? Respirate quest’aria e capirete perché così tanta gente se ne innamora. Accadrà anche a voi.
 
Mettete insieme una splendida metropoli con una cucina da gourmet, negozi strepitosi e un’inebriante vita notturna ed eccovi Buenos Aires, un cocktail di architettura parigina, traffico romano e movida madrilena condito con uno stuzzicante tocco tipicamente latinoamericano.
Il volto classico dei caffè all’europea, le facciate noveux, i caratteristici mercati, le diverse comunità, le succulente bistecche, la sensualità del tango, l’avvincente tifo per il fútbol (calcio), non sono solo una rara cartolina per attirare i turisti, ma la normalità di ogni gorno.
Cosmopolita, seducente, emotiva, frustrante e molto sicura di sé, Buenos Aires non ha eguali al mondo.

La storia di B-Aires

Buenos Aires fu fondata nel 1536, ma gli spagnoli dovettero presto abbandonare l’insediamento, a causa della carenza di viveri e delle continue incursioni delle popolazioni native.
Nel corso dei successivi due secoli, Buenos Aires rimase un piccolo centro isolato e silenzioso, paradiso di contrabbandieri che traevano profitto dalle restrizioni commerciali imposte dalla madrepatria.
 
La sua popolazione crebbe fino a 20 mila abitanti e la fece diventare, nel 1776, capitale del nuovo vicereame del Río de la Plata.
Dopo l’interruzione dei rapporti con la madrepatria e un secolo di lotte con le altre province del vicereame la città fu dichiarata capitale del paese.
Nei successivi decenni le esportazioni di prodotti agricoli registrarono una forte impennata da cui Buenos Aires trasse un notevole aumento di generale benessere. I facoltosi porteños (abitanti di Buenos Aires) si fecero costruire opulente magioni in stile francese, mentre il governo investiva cifre importanti nelle opere pubbliche. È in questo periodo B.A. prende le sembrianze diparigi del Sudamerica.
Il crollo di Wall Street del 1929 coinvolse pesantemente i mercati argentini e ben presto il paese si trovò ad affrontare il primo di una lunga serie di colpi di stato militari e crisi che ancora fanno parte della storia mederna argentina.
Per questo motivo mi aspettavo una città con degrado e infrastrutture scricchiolanti, invece Buenos Aires continua a essere una metropoli piena di vita, abitata da gente determinata e capace di adattarsi, proprio come i primi coloni.




Cataratas del Iguazú.

La prossima tappa del nostro viaggio ci porta, dopo un volo interno, a Puerto Iguazú, la cittadina alla confluenza del Río Paraná e del Río Iguazú, proprio di fronte al Brasile e al Paraguay. La località non ha un vero senso di comunità: tutti sono qui per vedere le cascate o per guadagnare sul turismo, lo dimostra il gran numero di hotel presenti in ogni via della città.
Le cascate invece, sono qualcosa di imperdibile, classificate tra le sette meraviglie naturali del Mondo. (Le altre sei sono la Table Mountain in Sudafrica, la Baia di Ha Long in Vietnam, l'Isola di Komodo in Indonesia, il fiume sotterraneo di Puerto-Princesa nelle Filippine, la Foresta Amazzonica, l'Isola di Jeju in Corea del Sud).
Rispetto alle altre cascate famose (Niagara e Vittoria), le Iguazù si trovano in un vasto parco nazionale formato in gran parte da una foresta pluviale, la cui fauna e flora è assolutamente unica. Le temperature elevate, l’umidità e le precipitazioni contribuiscono a creare un habitat eterogeneo. Nel parco vivono oltre 2000 specie di piante identificate, incalcolabili insetti, 400 specie di uccelli e numerosi mammiferi e rettili.
 
Le Cataratas del Iguazú offrono uno degli spettacoli più maestosi e sbalorditivi del pianeta. Visitarle è un’esperienza che vi lascerà senza fiato. La potenza e il fragore di queste centinaia di cascate in circa 3 km di estensione vi rimarranno per sempre impressi nella memoria. Per me è la seconda visita a questa mastodontica bellezza, ma rimango ugualmente a bocca aperta di fronte a tanta grandezza.
Nella tradizione guaraní, i nativi del luogo, un giorno un guerriero innamorato di una fanciulla fuggì in canoa con lei lungo il fiume. Allora un dio della foresta, invaghito della fanciulla, si arrabbiò così tanto da far crollare il letto del fiume davanti ai due amanti, creando in tal modo una serie di tumultuose cascate. L’innamorata precipitò trasformandosi in roccia e si depositò sul fondo, mentre il guerriero sopravvisse sotto forma di albero e ancora oggi veglia sulla sua amata.




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La Patagonia
 
Dalle umide foreste di Iguazù, eccoci catapultati nella selvaggia e spoglia Patagonia.
La famosa transamericana, la RN 40, non è più sterrata come un tempo, ma resta la strada che ha affascinato personalità molto diverse tra loro, da Butch Cassidy a Bruce Chatwin.
Quello che ci impressiona maggiormente è l’immensità degli spazi delimitati solamente dai picchi frastagliati all’orizzonte, da un lato e dall’oceano, dall’altro.
Noi percorriamo tratti della RN 3 che si snoda lungo l’intera costa argentina. Questa strada asfaltata comprende anche tratti lunghi e noiosi durante i quali il paesaggio all’orizzonte sfuma come in un infinito nulla, ma talvolta i colori lasciano a bocca aperta.
La nostra prima tappa è Puerto Madryn: un’operosa località turistica e industriale, che tuttavia presenta ancora i tipici tratti di una cittadina di provincia. È il secondo porto di pesca del paese per dimensioni ed è sede della Aluar, la prima fonderia di alluminio argentina, costruita nel 1974 e facilmente individuabile a nord della città.
Dormiamo qui un paio di notti, utilizzando questo centro ricco di ristoranti e alberghi come punto di partenza per le nostre escursioni giornaliere.





La costa atlantica

Promontori sabbiosi che si stagliano sullo sfondo del mare turchese, vecchi e quasi dimenticati porticcioli, strade in ripio (ghiaia), istmi rocciosi con viste mozzafiato e lunghe spiagge incontaminate, questa è la Penisola di Valdes. Habitat di leoni marini, elefanti marini, guanachi, nandù, pinguini di Magellano, è una delle maggiori riserve faunistiche del Sud America, nonché patrimonio dell’Unesco. Non ci si aspetterebbe certo di vedere degli agnelli a fianco dei pinguini, e invece le estancias di allevamento degli ovini occupano gran parte dell’entroterra della penisola.
Le opportunità di osservare gli animali sono quindi davvero tante e straordinarie e la nostra guida esaudisce ogni nostro desiderio. Effettuiamo diverse soste in punti strategici della penisola, dove possiamo ammirare anche da vicino: lupi marini, guanacos, pinguini e tanti altri animali marini.
 
Il giorno successivo ci spostiamo più a sud, a Punta Tombo: la più vasta riserva di nidificazione di pinguini del Sud America continentale. Oltre al mezzo milione di pinguini di Magellano la riserva richiama molte altre specie di uccelli, come: cormorani, ossifraghe, gabbiani del kelp, anatre vaporiere e beccacce di mare nere. I buffi pinguini e il loro goffo modo di camminare strappano sempre un sorriso. La trasparenza dell’acqua e la posizione delle passerelle però, ci consente anche di ammirare quanto questo simpatico animale diventi veloce e agile in acqua.
 
Sono un amante della natura e adoro gli animali, ma dopo tanti viaggi non è facile stupirmi. Avevo già visto i pinguini in Sudafrica e foche e otarie negli Stati Uniti, ma queste lunghissime spiagge popolate dai molti leoni marini, e vedere così tanti pinguini insieme, mi ha lasciato a bocca aperta. Anche se in questo periodo non si avvistano le balene ed è sempre difficile vedere le orche, sono pienamente soddisfatto dei due giorni spesi lungo questa costa.

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Ushuaia

Un altro volo ed eccoci nella mitica Ushuaia. La città più a sud del mondo è uno stretto lembo di terra, con strade ripide ed edifici costruiti alla rinfusa ai piedi delle vette innevate dei Montes Martial. La città si è infatti sviluppata nella piccola fascia costiera in cui le Ande scivolano nelle acque e nelle correnti dell’Oceano Atlantico meridionale. Con una posizione che poche altre località possono vantare, Ushuaia ha saputo trarre vantaggio dal suo status di città ai confini del mondo. Il numero di navi da crociera dirette in Antartide che attraccano nel porto è in continua crescita e l’incessante attività commerciale sfrutta al massimo le peculiarità locali. Malgrado tutto ciò, la città mantiene ancora quell’aura di leggenda che l’ha resa famosa.
Navigare nel famoso Canale di Beagle, di fronte a faro Les Eclaireurs, (conosciuto come “El Faro del Fin del Mundo”) è qualcosa che ogni viaggiatore ha sempre sognato. Volgere lo sguardo verso terra e ammirare le diverse sfumatore di colore che guidano gli occhi dal blu dell’oceano al verde della terra del fuoco fino al bianco delle vette innevate crea emozioni uniche. Pensare che tutto questo si trova in così poco spazio ed è illuminato dalla bassa luce di queste latitudini fa ricordare che ci si trova davvero alla fine del mondo.


La Tierra del Fuego

Estrema propaggine meridionale delle Americhe, questo ventoso arcipelago è una meta affascinante quanto sorprendente, al contempo bellissima, antica e suggestiva. La prima volta che si giunge in questa terra al confine del mondo si scopre un universo assai complesso: dal passato leggendario fatto di relitti di navi, popoli nativi e missioni religiose fallite alla natura protagonista indiscussa che, aspra e indomita, è un mosaico di pianure frutto di erosione, torbiere, foreste di lenga ricoperte di muschio e rilievi innevati. Amministrativamente diviso tra Argentina e Cile, questo arcipelago è formato dalla più grande Isla Grande, dalla cilena Isla Navarino e da molte altre isolette disabitate.
 
Il nome “Terra del Fuoco” (in spagnolo Tierra del Fuego) è stato coniato dall'esploratore portoghese Ferdinando Magellano che, nel 1520, fu il primo europeo a raggiungere questo territorio. Navigando vicino alla costa notò il fumo di diversi fuochi accesi dagli Yámana nudi per scaldarsi. Originariamente chiamata “Terra dei Fumi”, la zona prese in seguito il nome di “Terra del Fuoco”.
 
Ci avventuriamo per alcune passeggiate all’interno del Parque Nacional Tierra del Fuego che si estende dal Canale di Beagle a sud fino al Lago Fagnano a nord, per oltre 630 kilometri quadrati.
La flora locale è composta da lengas, guindos, ñires, e diverse specie di cespugli e fiori. Tra la fauna, si differsicono tra le specie native come: condor, albatros, cormorani, gabbiani, sterne, beccacce di mare, svassi, oche del kelp e anatre vaporiere, dal becco arancione e inabili al volo. Le specie invasive invece, includono il coniglio europeo e il castoro nordamericano che, nonostante l’aspetto tenero e grazioso, stanno distruggendo l’ecosistema. Può capitare inoltre di avvistare volpi rosse e grigie, che beneficiano dell’abbondanza di conigli.
 
All’interno del parco è presente anche la fine della ruta nacional n.3 che attraversa tutto il continente americano fino all’Alaska.


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El Calafate e il Lago Argentino

Ultima tappa del nostro viaggio alla scoperta della poderosa e sorprendente natura argentina. El Calafate è considerata la capitale dei ghiacciai, porta d’ingresso per tutti quelli che si avvicinano a conoscere il famoso ghiacciaio Perito Moreno e i suoi “fratelli”. La città prende il nome proprio da quella bacca che, secondo tradizione, è in grado di garantire il ritorno in Patagonia una volta mangiata.
Quando l’aereo inizia la discesa verso la destinazione lo sguardo di tutti viene attirato all’esterno per ammirare qualcosa di mai visto prima. Sotto di noi c’è un lago enorme con un colore turchese mai visto, è il Lago Argentino. Fino all’atterraggio ognuno rimane appiccicato al proprio finestrino per scattare foto e godere di questo spettacolo.
L’indomani navigheremo in questo quadro di colori unico, ma da dove arrivano queste tonalità insolite e che cosa rende blu i ghiacciai? La risposta è: le lunghezze d’onda e le bolle d’aria. Più compatto è il ghiaccio, più lungo è il percorso che la luce deve compiere donando al ghiacciaio la tonalità blu. Le bolle d’aria nelle zone poco compatte invece, assorbono le lunghezze d’onda lunghe della luce bianca, perciò vediamo il ghiaccio bianco. Quando il ghiacciaio si scioglie e lascia cadere i blocchi nel lago si libera di una ‘farina glaciale’ composta di rocce frantumate che rende l’acqua grigiastra e lattiginosa. Lo stesso sedimento resta in sospensione nel lago e rifrange la luce del sole, creando i caratteristici e straordinari toni turchese, verde pallido e azzurro che hanno reso famoso il lago Argentino.
Il perito Moreno e i suoi "fratelli"

Lunghe lingue bianche, appiattiti in lastroni o scolpiti dagli agenti atmosferici e spaccati in crepacci dalla pressione, i ghiacciai lasciano tutti noi a bocca aperta. Trovarsi di fronte alla loro magnificenza e grandezza è per ognuno l’esperienza più forte del viaggio.
 
Fra i ghiacciai più dinamici e accessibili della terra, il Glaciar Perito Moreno è lo straordinario protagonista della giornata di oggi, ma soprattutto dell’intero viaggio, anche se non è l’unico che avremo il privilegio di vedere. Misura 30 km di lunghezza, 5 km di larghezza e 60 m di altezza, ma ciò che lo rende eccezionale rispetto agli altri ghiacciai è la sua avanzata costante: fino a 2 m al giorno, causando il distacco dal fronte di giganteschi iceberg delle dimensioni di interi palazzi.
 
Il ghiacciaio si è formato poiché un basso valico andino ha permesso alle perturbazioni cariche di umidità, provenienti dal Pacifico, di scaricarsi a est dello spartiacque, dove si accumularono sotto forma di neve. Nel corso dei millenni, e sotto un peso tremendo, questi cumuli di neve si sono cristallizzati in ghiaccio e hanno cominciato a scorrere lentamente verso il Lago Argentino.
A mano a mano che la neve cade sulla zona di accumulo, si compatta sul ghiaccio. Il fiume di ghiaccio avanza lentamente, trascinato dalla gravità che deforma i suoi strati mentre si muove. Quando il ghiacciaio si sposta a valle, il ghiaccio sciolto sul fondo si mescola con rocce e terra, le sminuzza e crea una sorta di lubrificante che contribuisce allo spostamento di tutta la massa. Contemporaneamente i detriti delle rocce frantumate vengono sospinti ai lati del ghiacciaio, creando le morene. Il movimento provoca anche incrinature e difformità nel ghiaccio, chiamati crepacci.
 
Osservare il ghiacciaio è un’esperienza sedentaria ma al tempo stesso estremamente emozionante. Rimaniamo oltre due ore in sua contemplazione, ad osservarlo e ad ascoltarlo. La visita al Glaciar Perito Moreno è infatti, un’esperienza uditiva oltre che visiva, quando enormi blocchi di ghiaccio si staccano dal fronte del ghiacciaio e crollano con fragore nel Canal de los Témpanos (Canale degli Iceberg).
Una emozione che non si può spiegare, da vivere dal primo momento in cui il ghiacciaio compare all’orizzonte durante la navigazione sul lago, fino a quando ci si allontana lungo la strada che ne costeggia un breve tratto e che permette di ammirarlo dall’alto.
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Rieccoci a Buenos Aires per gli ultimi acquisti e qualche passo di tango, prima di lasciare questo stupendo Paese. Prima della partenza ero molto scettico a riguardo dell’Argentina. Ne avevo sempre sentito parlare da tutti in modo splendido, ma ho sempre pensato che sarebbe stato un viaggio “noioso”. Mi aspettavo un viaggio monotono soprattutto naturalistico. È vero l’aspetto antropologico di questo Paese non è più così marcato come in altri stati del Sudamerica ad esempio il Perù o la Bolivia. Anche se hanno perso gran parte del contatto con le antiche tradizioni, gli argentini sono una popolazione moderna, cordiale e felice. Il tango e il calcio sono le due tradizioni maggiormente sentite al giorno d'oggi.
L’architettura coloniale è quasi interamente sparita e molte delle città visitate sono recenti. Buenos Aires però, è davvero stupenda come tutti la descrivono. Quando sento fare similitudini come “la Venezia dell’Asia” o la “Svizzera dell’America latina” sono sempre molto scettico. Per descrivere la capitale argentina, avevo sentito spesso usare la frase: “la Parigi del Sudamerica”, ma in questo caso devo dire che l’espressione calza a pennello.
La natura, eh si, la natura è davvero fantastica, differente e mai monotona. Durante questo viaggio abbiamo potuto apprezzare la grande varietà che questo paese può offrire. Dalle cascate Iguazù, ai punguini di Valdes, dal ghiacciaio Perito Moreno, alla steppa patagonica, al Lago Argentino; siamo sempre rimasti a bocca aperta.
Rientrerò in Italia completamente ricreduto e con la voglia di tornare presto qui. Viva l’Argentina!!




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